Sarà un test silenzioso, ma efficace. L’amministrazione Gualtieri faccia scomparire Roma dalla prossima edizione della Mappa sulla pericolosità da alluvioni e allagamenti curata dall’Ispra, l’Istituto per la Protezione ambientale. La Capitale è malata anche di questo. Le amministrazioni precedenti non hanno avuto cura del territorio che continua ad essere minacciato da ogni piccola variazione climatica. I romani e chi frequenta la città lo sanno bene. Dunque, tra i mille guasti a cui deve rimediare la nuova Giunta capitolina c’è lo stato del territorio. Se Virginia Raggi per anni è stata bollata come la Sindaca delle buche, i nuovi amministratori dovranno riscattare quel marchio, mettere le questioni ambientali tra le prime cose da fare. Sì, Gualtieri sotto la voce ambiente in campagna elettorale ha messo verde pubblico, rifiuti, fiumi, mobilità, finanche il mare di Roma. Ha aperto una linea di credito speciale e non solo verso i romani, ma i rischi, come si vede, sono molti alti.
All’Ispra hanno studiato la cartografia cittadina nel Rapporto sulle condizioni di pericolosità da alluvione e indicatori di rischio associati, scoprendo tutto ciò che la città subisce dopo le piogge ed altri fenomeni ambientali. È il solito, triste campionario di crolli, voragini, sgomberi, strade chiuse. Negli ultimi tempi i danni per i cambiamenti climatici sono stati, peraltro, evidenti anche dal punto di vista statistico: 6,6% rispetto alla media italiana del 5,4%. Ma nella media nazionale ci sono tante realtà, città piccole, paesi di montagna, centri costieri e lacustri, piccoli borghi. Roma è tutt’altro. E i sentimenti “verdi” hanno portato in Campidoglio personaggi come Argan, Carraro, Rutelli, Veltroni, Marino. Cosa resta?
Le aree a ridosso del Tevere e dell’Aniene sono tra le più esposte. Ma poi il Nomentano, l’Ostiense, Ponte Milvio, la Cristoforo Colombo, il Flaminio aggravano tutto il contesto. Conclusione: quasi 90 km quadrati sono a rischio costante su 1.287. E «le alluvioni sono legate agli eventi estremi e per questo i cambiamenti climatici che diventano più frequenti e più gravi devono essere seguiti e monitorati perché
bisogna conoscere i rischi», spiega il direttore di Ispra, Alessandro Bratti. Insomma bisogna muoversi. A maggior ragione quando si è chiesto ed ottenuto dai romani il consenso per cambiare registro rispetto a negligenze e incoerenze con l’animo green di provenienza (vedi alla voce Raggi Virginia).
Ma ora non si deve commettere nemmeno l’errore politico di “appaltare” i temi ambientali, del clima, della sostenibilità, a istituzioni sovracomunali come Regione, Governo, singoli ministeri. Tutt’altro. In questi giorni tra cabine di regia, tavoli istituzionali, audizioni parlamentari e legge di bilancio, si pensa a come spendere i soldi del PNRR. Allora, non si fa torto a nessuno se ricordo qui che il Decreto del Ministero dell’Economia del 6 agosto sul riparto delle prime risorse del Piano di Ripresa e Resilienza contiene la voce «misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico con realizzazione di un sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione». Roma ne approfitti e l’Italia che lotta contro i cambiamenti climatici potrà prenderla ad esempio.