Roma è sempre invasa dalla “monnezza”, nonostante le promesse del sindaco Gualtieri. I cassonetti che tracimano e i rifiuti a cielo aperto continuano ad essere spettacolo quotidiano. Esattamente come quando al vertice del Campidoglio c’era Virginia Raggi e l’amministrazione era in mano a Cinquestelle.
La realtà è che, a un mese dal suo insediamento, la nuova giunta capitolina controllata dal Pd non è ancora riuscita a segnalarsi per una sola decisione degna di nota. Intanto, il sindaco continua a fare promesse che non riesce a rispettare nei tempi fissati.
«Puliremo Roma entro Natale» aveva solennemente annunciato prima e dopo il ballottaggio che gli aveva dato la vittoria su Michetti e aperto le porte del Campidoglio. Ma Natale è ormai alle porte, mentre il famoso “Piano straordinario da 40 milioni di euro” per spazzare le strade e svuotare i cassonetti segna il passo. Grazie alla cronica inefficienza dell’Ama, la municipalizzata del settore, e a quell’autentico disastro che è il ciclo dei rifiuti della capitale.
Questa volta è bastato un guasto a un impianto per il trattamento dell’organico per mandare in tilt il sistema. Questa, almeno, la versione ufficiale, che poi ha spinto Gualtieri a una spiegazione simile a una resa: «Oggi, incredibilmente, Roma non dispone di alcun margine con cui far fronte a incidenti di questo tipo, che purtroppo sono ricorrenti».
Se le cose stanno così, non ci capisce che cosa si aspetti a presentare un vero piano industriale per l’intero ciclo: dalla raccolta al trattamento dei rifiuti. Sarebbe anche un modo per far capire a tutti: dirigenti, sindacati, personale e netturbini che questa volta in Campidoglio si fa sul serio. L’obiettivo sarebbe realizzabile mettendo per esempio alla guida dell’Ama un professionista del settore individuato sul mercato internazionale. Invece no. Le nomine di Gualtieri seguono l’iter solito. E così il nuovo amministratore unico (pro tempore) dell’Ama è un giurista di 66 anni: Angelo Piazza, ex ministro della Funzione pubblica. Nelle parole del sindaco si tratta di «una figura di alto profilo e di garanzia».
Sarà. Ma è accettabile che, a pochi giorni da Natale, il 57 per cento dei mezzi dell’Ama sia fermo in rimessa? Ed è accettabile, Natale o no, che 1.462 netturbini su 3.950 risultino “parzialmente inidonei”? Ovviamente no.
Eppure, invece di avviare una verifica a tappeto dei certificati di inidoneità, invece di ordinare il controllo e l’immediata messa in strada di tutti i mezzi funzionanti, la nuova amministrazione ha preferito la linea morbida. Una trattativa con i sindacati chiusa con la firma di un accordo siglato dal nuovo direttore generale dell’Ama. Un bonus per i netturbini che non faranno assenze nel periodo natalizio. Insomma, un incentivo per chi fa il proprio dovere.
Una intesa chiaramente assurda. Ma, soprattutto, un segno di debolezza che Gualtieri, Zingaretti, Letta e l’intero gruppo dirigente del Pd rischiano di pagare a caro prezzo. Perché molti dipendenti del Campidoglio, a cominciare da quelli delle disastrate municipalizzate romane, potrebbero sentirsi autorizzati a continuare nel tran tran che ha contribuito all’attuale collasso.