Oltre 20 carabinieri morti suicidi dallo scorso gennaio. L’arma dei carabinieri paga un altissimo tributo di sangue anche sul piano dei suicidi oltre che nella lotta alla criminalità e nel lavoro per mantenere l’ordine pubblico. Pubblichiamo sul tema un articolo uscito su www.spraynews.it.
A seguito dell’ennesimo suicidio di un Ufficiale dei Carabinieri, il Segretario Generale Nazionale del SIM CC Antonio Serpi ha emesso oggi un comunicato stampa durissimo: secondo il loro Sindacato, le cause dei suicidi nell’Arma sono da imputare principalmente al trattamento da “cittadini di terza serie” che subiscono.
Serpi, nel denunciare una situazione disperata, va nello specifico ed elenca una ad una le maggiori ingiustizie che subiscono i carabinieri:
stipendi da fame, più una «elemosina elargita ad ogni rinnovo di contratto sistematicamente in ritardo»;
tempi interminabili per ottenere promozioni minime, date con criteri discutibilissimi, e che nel concreto non aggiungono nemmeno 50 euro alla paga mensile;
paura di essere puniti per ogni inezia di regolamento, sottostando al giogo di note caratteristiche redatte spesso solo per vendette ed antipatie personali verso chi non fa “lecchinerie”;
pensione integrativa inesistente e dolosamente bloccata, costringendo tanti a fare ricorso con aggravio di spese;
l’umiliazione di vedere come le Sentenze della Corte Europea che condannano l’Italia per l’ingiusto trattamento lavorativo ed economico dei Carabinieri vengano ignorate, non applicate, e pure censurate dalla stampa così che il cittadino non le conosca;
turni massacranti, con mancato rispetto delle dovute pause dopo i turni notturni e gestione dei permessi e delle licenze come se fossero gentili concessioni e non diritti fondamentali.
Tirando le somme, il SIM riflette che se «all’inesistente tutela normativa, legale, economica, previdenziale, aggiungiamo la paura di operare tra webcam, cellulari, video virali sul web, punizioni, avanzamenti, note caratteristiche, trasferimenti, promozioni, stipendi da fame, straordinario elargito a simpatia per figli e figliocci, umiliazioni familiari che spesso non si riescono a reggere e fronteggiare, soprattutto quando non si è in grado di far valere i propri diritti, come le esigenze personali e familiari rispetto ad un trasferimento oggettivamente non gradito e possibile, ad un’organizzazione del lavoro e del servizio che ti schiaccia, come fanno questi ragazzi a sopportare tutto questo e tirare avanti?».
Ed infatti la percentuale di suicidi è terribilmente alta.
Per iniziare a reagire, conclude Serpi, fondamentale anche avere un Sindacato come il SIM, «serio, degno di questo nome e che venga ascoltato», al contrario di altri sindacati che vengono duramente contestati: «fantocci bianchi fuori e putridi dentro, che non hanno nulla da rappresentare, tutelare, poiché anche se hanno cambiato la sigla, hanno lascito gli stessi bavagli, museruole e legacci alle mani».