L’ultimo miracolo annunciato da Pfizer riguarda la pillola anti-Covid, che – secondo il colosso farmaceutico – «ridurrà dell’89% ricoveri e vittime». Non male per un farmaco che ha appena concluso la fase sperimentale, non è ancora in circolazione e aspetta l’approvazione da parte delle autorità Usa e dall’Ema, l’Agenzia europea di controllo sui medicinali.
A questo punto, diventa legittimo chiedersi: perché la riduzione delle vittime della pandemia si ferma all’89 per cento e non raggiunge il 90? E, poi, siamo proprio sicuri che non scenderà all’88? No. Infatti, come precisa Pfizer, se un paziente non prende la pillola entro due giorni dalla comparsa dei primi sintomi e aspetta fino a 5 giorni, l’efficacia cala di un punto percentuale. All’88, appunto. Resta da capire che cosa succede nei giorni che non vengono menzionati. Per esempio, il quarto e il sesto.
E veniamo ai vaccini. Qui la precisione dei dati è assoluta e certificata dagli enti pubblici di controllo. Per esempio, secondo l’ultimo report del nostro Istituto Superiore di Sanità, dopo cinque mesi dal completamento del ciclo, «l’efficacia del vaccino nel prevenire il Covid-19, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 74% al 39%. Nei soggetti sottoposti a terza dose, invece, l’efficacia nel prevenire sale rispettivamente al 77% e al 93%».
Dulcis in fundo il “rischio di decesso”. Per chi non si è vaccinato contro il Covid, certificano gli esperti dell’ISS, la possibilità di morire è «16,6 volte superiore rispetto a chi ha avuto la terza dose del vaccino. Sempre nei non vaccinati, è di 11,1 volte superiore rispetto ai vaccinati con due dosi entro cinque mesi e di 6,9 volte maggiore rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi».
Ok. Va bene che per i vaccini la fase sperimentale è finita da un pezzo e siamo di fronte a milioni e milioni di dosi somministrate quotidianamente da due anni a questa parte, ma anche qui colpisce la precisione millimetrica delle percentuali: 11,1 e non 11,6, 9 e non 7. Allora la domanda è sempre la stessa. Possiamo fidarci?
Una risposta onesta dovrebbe suonare più o meno così: indubbiamente i vaccini rappresentano una barriera contro il Covid e fin qui hanno permesso a milioni di persone di tornare a una vita quasi normale. Ma non si possono prendere per oro colato tutti i dati da cui veniamo quotidianamente inondati.
Per capirlo basta ricordare l’alternarsi di prescrizioni contraddittorie dall’inizio della pandemia. Valga per tutti il caso di AstraZeneca, che secondo l’Ema, una volta andava bene solo per i giovani e poi esclusivamente per gli anziani. Né si possono chiudere gli occhi sul fatto che, nonostante le vaccinazioni di massa, anche quest’inverno la pandemia ha ripreso a correre. A questo punto, la conclusione sembra una sola: il vaccino funziona, ma per arrivare a un’efficacia contro qualsiasi variante ci vuole ancora tempo. Intanto, se proprio vogliamo parlare di miracoli vaccinali, dobbiamo guardare al bilancio della Pfizer che quest’anno prevede di incassare 36 miliardi di dollari.