Che errore il voto popolare per il Quirinale. Apprendo dalla lettura dei giornali che Matteo Renzi ha aperto all’elezione diretta del capo dello Stato. «Sia l’ultima volta che lo eleggiamo così», avrebbe detto aggiungendo che anche Casini la penserebbe come lui.
Mi basterebbe il solo fatto di Renzi che sostiene l’elezione diretta del capo dello Stato, per confermarmi quanto sia meglio il sistema attuale. Se poi ci aggiungo anche Casini… ma è il non detto l’argomento più forte contro l’elezione diretta.
Renzi difatti fa riferimento, tra le righe, al sentire popolare del tempo che si sta perdendo. Un argomento al top nei social media, come se eleggere il capo dello Stato fosse questione secondaria e irrilevante, una bazzecola da risolvere in quattro e quattr’otto.
Ci sarebbe subito da obiettare che l’elezione diretta col voto popolare richiede campagne elettorali ben più lunghe e impegnative delle fatiche dei grandi elettori riuniti a Montecitorio. Ma tant’è, l’argomento ultrapopulista fa sempre presa su un elettorato ormai disabituato a sentire ragionare di politica e avvezzo a considerare i politici gentaglia e quasi senza eccezione, dei mangiapane a tradimento.
È l’occasione per i socialisti di ricredersi, per quelli che lo pensavano, che fosse meglio l’elezione diretta (lo pensavano quando c’era Craxi, forse sognando di vederlo al Quirinale così come Mitterrand regnava all’Eliseo).
In quegli anni i social media non esistevano. Esistevano i partiti e gli elettori si informavano e discutevano nelle sezioni. Andavano ai comizi, leggevano i giornali… non Facebook. I grandi leader parlavano nei comizi, non su Instagram. C’erano i manifesti e i volantini, non Tiktok e Twitter. Per fortuna, dico io, che la Grande Riforma non si è fatta. Probabilmente dopo il ’94 avremmo avuto un magistrato di Mani pulite al Quirinale (beh, anche Scalfaro…) e chissà, forse Di Pietro. E poi dopo Grillo… e poi Berlusconi nella migliore delle ipotesi. Oggi invece potremmo addirittura scegliere tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni… Davvero dobbiamo rivolgere un pensiero di infinito ringraziamento alla lungimiranza dei costituenti.