Le Procure e i Tribunali picchiano duro sui partiti italiani. Sono sotto botta soprattutto nomi eccellenti: Matteo Renzi e Beppe Grillo. La procura della Repubblica di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio di Renzi per il reato di finanziamento illecito ai partiti nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open.
Il leader di Italia Viva, ex segretario del Pd, già presidente del Consiglio, si dichiara innocente («Io non ho commesso reati»). Anzi, passa al contrattacco e denuncia i magistrati fiorentini.
Anche Grillo è nell’occhio del ciclone giudiziario. La procura della Repubblica di Milano lo indaga per traffico di influenze illecite. Sono sotto la lente dei pubblici ministeri alcuni contratti pubblicitari sottoscritti dalla compagnia di navigazione Moby con il blog Beppegrillo.it. Secondo la Procura di Milano l’armatore Onorato ha chiesto «una serie di interventi in favore di Moby» che il garante del M5S «ha veicolato a esponenti politici».
I guai giudiziari non finiscono qui per il comico genovese. Il figlio Ciro il 16 marzo si dovrà presentare nel Tribunale di Tempio Pausania: lui e tre suoi amici si dovranno difendere dall’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di una diciannovenne. Ciro e i suoi amici si dichiarano innocenti, affermando che la ragazza fu consenziente verso gli atti sessuali. Il padre gli crede ed è intervenuto in difesa del figlio Ciro ma la vicenda non è una bella pubblicità né per l’Elevato né per i cinquestelle.
Per i grillini i guai sono infiniti. È solo un lontano ricordo il boom elettorale del Movimento primo partito italiano con il 32% dei voti, primato conquistato nel 2018. Dopo 4 anni di gravi sconfitte elettorali, ora è arrivata anche una tegola giudiziaria. Il Tribunale di Napoli ha congelato l’elezione di Giuseppe Conte a presidente del M5S. I magistrati di Napoli hanno accolto il ricorso di alcuni attivisti pentastellati secondo i quali l’elezione è stata viziata da alcune irregolarità. Conte avrebbe voluto ripetere l’elezione, ma Grillo ha tuonato: «Le sentenze si rispettano». E ha ammonito: «Invito tutti a rimanere in silenzio». Così il Movimento è decapitato è ogni decisione è tornata nelle mani di Beppe Grillo.
Il garante è corso a Roma, ha incontrato i vertici del Movimento, ha parlato con Di Maio, si è visto a cena con Conte. L’obiettivo è evitare lo sfaldamento, perfino una scissione: «Io non ho mai messo in dubbio la leadership di Conte. Assolutamente non l’ho mai fatto». Ha aperto la strada a un ricorso contro le decisioni del Tribunale di Napoli.
Il colpo giudiziario è anche un gravissimo smacco politico: i cinquestelle, già assottigliati dalle sconfitte e dagli esodi, ora rischiano lo smantellamento.
Sembra di rivedere il film della fine della Prima Repubblica. Quando i partiti storici di massa si indebolirono, nel 1992-1993 dalle Procure e dai Tribunali partirono raffiche di avvisi di garanzie e di sentenze devastanti. Fu la morte della Prima Repubblica sostituita dalla Seconda, con i partiti leggeri e le guide leaderistiche. Le cose, però, non andarono troppo bene: la corruzione non diminuì e le disuguaglianze aumentarono. Silvio Berlusconi finì nel mirino di Procure e Tribunali: alla fine fu condannato per frode fiscale, fu disarcionato da presidente del Consiglio e sostituito dal tecnico Monti a Palazzo Chigi.
Nelle elezioni politiche del 2018 ci fu un nuovo cambio della guardia. Il M5S grillino e la Lega salviniana, su una linea populista e anti élite, trionfarono cancellando gran parte della classe politica
della Seconda Repubblica e dando vita alla Terza.
Ma anche il sovranismo anti europeo di Grillo e Salvini è fallìto. Fallirono i due governi guidati da Giuseppe Conte (il primo grillo-leghista, il secondo cinquestelle-democratici). Mattarella, per affrontare l’emergenza del Covid e dell’economia, nel febbraio 2021 diede l’incarico a un altro tecnico: Mario Draghi.
Adesso piovono di nuovo le mazzate giudiziarie dalle Procure e dai Tribunali. I partiti sono sempre meno credibili, non sono nemmeno riusciti a scegliere un nuovo presidente della Repubblica e alla fine hanno ripiegato su un secondo mandato a un riluttante Mattarella. Il centro-destra è frantumato: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sono divisi e alla deriva. Il centro-sinistra allargato tra Pd e cinquestelle non esiste più per lo spappolamento dei grillini. La Terza Repubblica, imperniata sul populismo M5S-Lega, è a un passo dal crollo. Siamo nel mezzo di un cambiamento di fase. Qualcuno prevede la nascita di una Quarta Repubblica presidenzialista e tecnocratica pilotata da Draghi. Ma è una partita ancora tutta da giocare fino alle elezioni politiche del 2023.