Ucraina, l’invasione russa
e gli errori Usa

Ritengo doveroso fare una premessa sincera e sentita prima di addentrarmi in una vicenda dai risvolti complessi e da una storia che non è assolutamente così chiara e lineare come molti sembrano pensare o ritenere.

Gorbaciov, Edifici bombardati in Ucraina

Edifici bombardati in Ucraina

Qualsiasi iniziativa di guerra e aggressione che comporti la perdita di vite umane, la sofferenza di popolazioni civili, la costrizione per giovani di uccidere coetanei che indossano una divisa diversa, gli stessi con i quali magari fino a pochi giorni prima si giocava su Internet o si chattava degli argomenti cari ai ventenni, è da condannare senza se e senza ma.

È una condanna che nasce da quanto ci ha insegnato la storia, la mia generazione ha vissuto la guerra sui libri di storia, sui romanzi autobiografici, sui racconti di genitori e nonni, ma quelle storie, spesso sfumate nei risvolti più raccapriccianti, erano visibili in tutta la loro drammaticità negli occhi velati di chi li raccontava. Per questo ripeto ancora una volta per evitare di essere frainteso o mal interpretato: l’uso della forza, l’utilizzo di armi, i danni collaterali e quanto altro possa recare offesa ad un altro essere umano, in qualsiasi parte del mondo avvenga è un’offesa all’intera umanità.

Premesso tutto questo non è possibile prescindere da una seria analisi geopolitica di quanto sta avvenendo in questi giorni in Ucraina, ma che avviene quotidianamente in tante altre parti del mondo senza che nessuno batta ciglio o gridi: è un crimine contro l’umanità. E in questa ottica come possiamo considerare in una ipotetica scala di “nefandezze” l’obiettivo di esportare la democrazia con le armi in pugno o le falsità sulla distruzione delle armi di distruzione di massa? Missioni tutte americane alle quali troppo spesso un’Europa senza carattere si è accodata, trascinata anche da un’Inghilterra orfana del suo Impero.

Gorbaciov, Il ministro degli esteri ucraino Kuleba

Il ministro degli esteri ucraino Kuleba

È vero non esistono più le due superpotenze, l’Unione Sovietica e i suoi Paesi satelliti contrapposti agli Stati Uniti e al mondo cosiddetto Occidentale, gli scenari sono cambiati e la geopolitica è in continua evoluzione, ma se i “famosi” due blocchi non sono più quelli di una volta, di certo è assolutamente falso dire che non esistono più “blocchi” o se preferite una dizione più moderna le “sfere” di influenza.

Uno scenario geopolitico nel quale è ormai entrata con enorme potenza anche la Cina. Quindi, al momento, sono tre gli attori principali di questo Risiko: Stati Uniti, Russia, Cina, ognuno con le sue aree di influenza, senza sottovalutare il ruolo crescente dell’India. Anatra zoppa di questo scenario è l’Europa che non ha zone di influenza e fa fatica a trovare un comun denominatore su qualsiasi argomento, figuriamoci in fatto di difesa ed esercito comune, anche se sull’invasione dell’Ucraina una linea comune sembra essere stata raggiunta.

Altro discorso è quanto reggerà di fronte ad una eventuale lunga durata del conflitto. Gli Stati Uniti hanno vegliato incessantemente su diversi Paesi europei, tra i quali l’Italia, dove solo l’idea di un Partito comunista al governo avrebbe certamente provocato reazioni. Non parliamo di carri armati o truppe d’occupazione, ma di possibili ed eventuali golpe organizzati ad impedire che tale eventualità potesse prendere realmente forma. In questo gli avvenimenti drammatici di tanti Paesi del Centro e Sud America sono ben noti e più che eloquenti.

Gorbaciov, Gorbaciov e Reagan firmano il trattato sul disarmo

Gorbaciov e Reagan firmano il trattato sul disarmo

Quando nel 1989 inizia, con il crollo del muro di Berlino, la dissoluzione dell’URSS e dei paesi satelliti, la storia assume contorni confusi, con accordi, promesse e impegni presi sull’onda del caos che aveva investito il regime comunista di Mosca. Gorbaciov che aveva dato il via al crollo dell’URSS viene messo da parte e sulla scena si alternano altri personaggi e pseudo golpe…

Parlare di cortina di ferro perde qualsiasi significato, l’URSS lascia il posto alla Federazione Russa. Ma per arrivare al momento cruciale si devono mettere sotto i riflettori le trattative per la riunificazione delle due Germanie. Gran Bretagna e Francia non la vedono di buon occhio e anche in Italia il leader Dc Giulio Andreotti interrogato sulla riunificazione rispose con un laconico ‘meglio che stiano lontane’, creando non pochi strascichi polemici, ma è lo stesso leader russo Gorbaciov a giocare il ruolo principale, a insistere e convincere gli altri tre attori: Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. La DDR viene assimilata alla Germania Ovest sotto la sua Costituzione. Per il suo intervento a favore Gorbaciov ricevette assicurazione che dopo il ritiro delle truppe e lo smantellamento delle basi dell’Urss dai Paesi del Patto di Varsavia, i Paesi che avevano fatto parte del Patto di Varsavia non sarebbero mai entrati nella Nato, ma dal 1999 al 2004 sono entrate a farne parte, come membri effettivi, i seguenti paesi: Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Ungheria.

Non solo quindi l’Unione Sovietica usciva sconfitta drammaticamente da se stessa dalla “guerra fredda”, ma anche beffata. Eppure era stato lo stesso George Bush a promette a Michail Gorbaciov, quando lo persuase ad accettare che la Germania unificata facesse parte della Nato, che l’Alleanza atlantica non avrebbe esteso la sua presenza militare al di là della vecchia Cortina di ferro.

Michail Gorbaciov

Oggi con la minaccia di un’Ucraina nella Nato ai confini russi e con la possibilità di avere missili puntati su Mosca, Putin si è ritrovato nell’angolo. Con questo ripeto ancora una volta non condivido la strada delle armi, ma è come se Putin si trovasse nella situazione nella quale si trovarono gli Usa quando Krusciov decise di schierare missili sovietici a Cuba, proprio di fronte alle coste americane.

La speranza è che le flebili voci di dialogo, seppur ancora intrise di propaganda, possano trovare nei prossimi giorni maggiore vigore e chiudere un capitolo drammatico della storia europea, nel rispetto delle reciproche esigenze. In questo senso si collocano le recenti iniziative di Papa Francesco che prosegue negli incontri e nel dialogo con tutte le parti in causa e non solo quelle belligeranti, le sue parole sono le più adatte a chiudere questa breve e certamente incompleta riflessione: «Chi fa la guerra dimentica l’umanità», «Si preservi il mondo dalla follia della guerra».