Marina Ovsyannikova si definisce «una patriota». Dmitrij Peskov, il portavoce di Putin, la bolla come «teppista». La giornalista ha osato l’impensabile. Ha fatto irruzione in diretta durante il tg della televisione russa Canale 1 per protestare contro la guerra in Ucraina. Alle spalle della conduttrice del tg è apparsa con un cartello perentorio: «Fermate la guerra, qui vi stanno mentendo».
Marina Ovsyannikova è stata immediatamente arrestata. Dopo 14 ore di interrogatorio è stata condannata a pagare una multa di 30.000 rubli (circa 250 euro). Le è andata anche bene. Una legge emanata recentemente stabilisce pene fino a 15 anni di carcere per chi diffonde “false notizie” sull’attacco all’Ucraina. La giornalista rifiuta di lasciare la Russia, ma teme per la sua vita: «Tutto può succedere: un incidente d’auto, tutto quello che vogliono». È isolata e in difficoltà anche sul piano psicologico. È incompresa perfino nella sua famiglia. Un figlio la contesta: «Mi ha accusato di aver distrutto le nostre vite».
Tuttavia Marina Ovsyannikova è un grande esempio per i dissidenti russi, non è una oppositrice isolata di Vladimir Putin. Il presidente russo deve fare i conti con la mancata vittoria militare lampo e con un dissenso interno sempre più esteso.
Nelle città russe moltissime persone sono scese in piazza per protestare contro l’invasione dell’Ucraina definita come una «operazione militare speciale» da Putin. Hanno protestato anche tanti intellettuali, artisti, sportivi. Perfino alcuni oligarchi hanno criticato il conflitto e chiesto la pace.
I dispiaceri non mancano allo “zar”. Qualcosa è andato storto perfino quando ha parlato nello stadio Luzniki per celebrare l’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea sottratta all’Ucraina nel 2014. Improvvisamente si è interrotto il discorso in diretta televisiva di Putin. Un discorso rivolto al Paese e svolto davanti a 95.000 spettatori sugli spalti dello stadio di Mosca, più altri 100.000 assiepati al suo esterno.
La causa? Peskov ha subito parlato di «un guasto tecnico». Può essere un guasto «oppure sabotaggio», ha sostenuto Aleksej Navalny, l’oppositore russo in carcere e sotto processo.
Le stranezze non finiscono qui. Tre astronauti russi si sono mossi nella Stazione spaziale internazionale (Iss) indossando delle tute gialle con dei segni blu, i colori della bandiera ucraina. Quando i tre astronauti erano partiti per la missione spaziale invece avevano delle divise bianche e blu, i colori tradizionali russi. È un messaggio di pace o un caso? Oleg Artemyev, uno dei tre astronauti, ha precisato: ogni equipaggio sceglie i colori delle tute e questa volta è toccato al giallo. Ha indicato anche un motivo particolare: «Avevamo accumulato molto materiale di quel colore».
Ancora più semplice è la spiegazione facendo riferimento all’Università tecnica statale Bauman di Mosca nella quale si sono laureati i cosmonauti. Le tute gialle con strisce blu, è la precisazione, sono state cucite molto tempo fa in analogia con i colori dello stemma dell’Università.