La notizia dovrebbe far sobbalzare dalla sedia ministro competente, responsabili di regione Lazio, comune di Roma, sindacati. Niente, a quanto pare.
Tranquilli, come se si fosse detta una cosa normale, ovvia, “naturale”. Nero su bianco, un rapporto della Città Metropolitana (Roma, insomma), fa sapere che sono state “censite” infiltrazioni dai controsoffitti, finestre che non si chiudono, banchi vecchi e pericolanti, impianti elettrici non a norma, antincendio fuori legge…
Il rapporto calcola che solo per le 350 scuole superiori di Roma e provincia (quelle di sua competenza) servono 800 milioni di euro per metterle in sicurezza. Si prevede che si riuscirà a racimolare appena 130 per finanziare cantieri in 188 istituti. Poco più della metà. In sintesi: un disastro. Si parla di 350 scuole; ma la situazione nell’intera regione Lazio? E nelle altre grandi città e regioni italiane? Piacerebbe saperlo. Governo, ministero, Parlamento: pensano di fare, programmare qualcosa, intervenire? L’istruzione non è solo l’istruzione: è il futuro prossimo del Paese.
Nelle stesse ore un intervento apparentemente slegato alla questione sollevata dal Rapporto. La professoressa Antonella Viola immunologa di meritata fama, interviene su La Stampa sulla vicenda Fedez, in queste ore bersaglio di polemiche che lasciano il tempo che trovano, si schiera nettamente dalla parte del cantante, definendolo un esempio di prevenzione.
La parte finale del suo intervento coglie l’aspetto cruciale del “caso”: «Parlando della sua malattia sui social, mettendoci la faccia, l’anima, le lacrime, le emozioni e persino la paura, Fedez ha compiuto un gesto due volte rivoluzionario: non solo ha spazzato via quel preconcetto che ci fa vergognare del nostro corpo malato, ma ha anche restituito al mondo maschile quella fragilità che gli stereotipi di genere gli negano. Un uomo può avere paura. Un uomo può piangere senza nascondersi. Ma, soprattutto, Fedez ci ha mostrato che prendersi cura di sé, ascoltare i segnali che il corpo ci manda e fare prevenzione non significa essere deboli o paranoici. Significa dare valore alla vita e a tutto l’amore che c’è o che potrà arrivare».
Istruzione, necessità di investire massicciamente in cultura e libertà di ricerca, per garantire prevenzione, cura, sviluppo, progresso. Le questioni si intrecciano, trovano un terreno comune di necessaria e concreta operatività.
È quello che anni fa cercò di fare, isolato, non compreso, attaccato, Luca Coscioni: a partire dal 1995, quando gli venne diagnosticata la Sclerosi Laterale Amiotrofica: trasformò la sua malattia, il suo corpo, in strumento di lotta politica e civile.
Non solo i progressisti, i militanti dei diritti civili e umani, i socialisti e libertari, autentici liberali: lo stesso Partito Radicale, lo stesso Marco Pannella, cominciarono a essere consapevoli, coscienti, di una realtà negata, taciuta, tenuta nascosta.
Venimmo letteralmente “usati” da Luca e da sua moglie Maria Antonietta Farina; fecero non bene, ma benissimo a farlo: non vennero strumentalizzati da Pannella, dai radicali, da noi, come insinuarono gli stolti. Accadde esattamente il contrario, e va a reso merito a Pannella e ai radicali di aver capito che quella era la cosa giusta da fare: essere “usati”. Non lo compresero allora né il centro-destra, e neppure tanti del centro-sinistra, timorosi di inimicarsi le alte sfere vaticane. Romano Prodi non volle liste radicali intitolate a Coscioni, a fianco delle “sue”. Silvio Berlusconi non volle nominare Luca nel comitato bioetico. Lo stesso nome di Luca era vieto e vietato. Certo non è un caso se la moglie di Luca ancora oggi è dirigente del Partito Radicale.
Grazie a Luca si è aperto un varco, che giorno dopo giorno, faticosamente si allarga: scienziati e ricercatori hanno cominciato a parlare e non solo emettere suoni, la loro voce ascoltata, compresa. Sempre più si acquista consapevolezza che malattia non è vergogna; che la ricerca e la sua libertà sono essenziali per lo sviluppo, la crescita, la salute di tutti.
Gran peccato che in quegli anni, per pure ragioni anagrafiche, Fedez non abbia potuto schierarsi al fianco di Luca Coscioni. Di certo l’avrebbe fatto. Lo fa, di fatto, ora. Antonella Viola lo ha compreso. Quanto sia necessario, giusto, opportuno questo impegno a favore della libertà di ricerca, di come si debbano investire massicciamente risorse umane ed economiche nella scuola e nell’istruzione, lo dice, da ultimo il Rapporto della Città Metropolitana. Non è difficile da comprendere, il nesso è semplice e facile da cogliere. Eppure…
Chissà se anche là, nei palazzi del potere istituzionale, lo capiscono, lo capiranno mai. Spes contra spem, è davvero il caso di dirlo.