Eravamo quattro amici al bar
Che volevano cambiare il mondo
Destinati a qualche cosa in più
Che a una donna ed un impiego in banca
Si parlava con profondità di anarchia e di libertà
Tra un bicchier di coca ed un caffè
Tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi farò…
…Son rimasto io da solo al bar
Gli altri sono tutti quanti a casa
E quest’oggi verso le tre son venuti quattro ragazzini
Son seduti lì vicino a me con davanti due coche e due caffè
Li sentivo chiacchierare, han deciso di cambiare
Tutto questo mondo che non va…
Probabilmente non è l’esempio più adatto, consideriamolo semplicemente un ricordo vagamente in tema ed un omaggio al grande Gino Paoli… È mai possibile, salvo alcune eccezioni, che l’anima razionale del nostro Paese risulti sempre bloccata da stereotipi semplicistici e privi di analisi approfondita, una sorta di unanimismo di pancia privo di qualsivoglia razionalità, allo stesso modo in cui però, incredibilmente, lo spirito empatico risponde come insieme intoccabile e indivisibile? (Fa eccezione l’immigrazione che spacca e divide, e lo fa da quando la politica ne ha voluto fare un tema divisivo, seminando paura e incertezza).
Siamo diventati il Paese del bianco e nero, incapaci di capire l’esistenza di altri colori, sordi alla complessità di eventi che non sono spiegabili con un semplice “si” o “no”. Insomma viviamo i fenomeni di questo nostro mondo con contrapposizioni violente, volutamente e pervicacemente inconciliabili oppure di unanimismi preconcetti e privi di analisi. Vedi alcuni avvenimenti degli ultimi anni: dal berlusconismo al grillismo, fenomeni ferocemente divisivi. Poi arriviamo al Covid con un unanimismo pro vax modello talebano che punisce e mette al bando chiunque tenti di esprimere pareri diversi (e sia chiaro che non parliamo delle teorie idiote di terrapiattisti e simili).
Oggi analogo fenomeno si paventa con il dramma e la tragedia dell’Ucraina. L’unanimismo imperante non accetta alcun approfondimento, «di fronte all’invasione tutto il resto è pura distrazione!». Eppure quando si dice che la storia e le radici siano parte fondamentale del presente nessuno ha qualcosa da obiettare e tutti concordano, ma se si tenta di ragionare sulle ragioni e gli avvenimenti che hanno determinato quanto sta avvenendo, allora o si è filoputin o ti viene negata la parola. La Rai ritira i corrispondenti da Mosca (per paura delle ritorsioni del regime putiniano… e gli inviati di guerra… loro non corrono rischi! Fortuna che ora è arrivato il ripensamento!), chi tenta di ragionare viene messo al bando, il passaporto russo scatena reazioni al limite della legalità e qualche dubbio di legittimità sulle sanzioni a persone fisiche, sportivi e uomini di cultura, mi sorge… Si inviano armi, si aumenta il budget militare… (L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali… – Art. 11 della Costituzione).
Ragionare non significa voler negare quanto sta avvenendo e allora per essere proprio chiari diciamo subito che condanniamo senza se e senza ma l’invasione dell’Ucraina ed il massacro di civili che “l’operazione russa” sta causando, ma questo non ci impedisce di ragionare con la nostra testa e vediamo che le responsabilità non sono affatto a senso unico. In secondo luogo l’unanimismo mi ha sempre spaventato, lascia in bocca un sapore antico che sgomenta e di certo non giova alla democrazia.
Come nel corso della pandemia ci troviamo di fronte ad uno schiacciante pensiero unico, guai a voler tentare ragionamenti sui perché, su quanto avveniva sotto i nostri occhi fin dal 1989 (incontro Michail Gorbaciov e George Bush) quando il leader sovietico acconsente alla riunificazione della Germania e ottiene l’impegno che la Nato non si sarebbe espansa nel Paesi dell’ex Patto di Varsavia…In pochi anni Polonia, Ungheria, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Repubbliche Baltiche vengono assorbite dalla Nato…
La Russia sta a guardare, ha problemi interni da risolvere, la caduta di Gorbaciov, le follie di Eltsin, i colpi di stato veri o presunti, la disgregazione dell’impero… L’Ucraina è rimasta fuori e con l’arrivo di Putin arrivano i primi “niet” a possibili adesioni alla Nato, ma contemporaneamente gli Stati Uniti iniziano a fornire armi all’Ucraina… La storia della Crimea, di Lugansk e Donetsk nel Donbass tornate sotto Mosca rappresentano l’inizio dell’epilogo tragico a cui fanno da sponda le esercitazioni Nato nel Mar Nero a guida Kiev-Washington (Sea Breeze del 2021).
Molto brevemente questo è il dipanarsi degli eventi, che ovviamente ripetiamo non giustificano l’aggressione dell’Ucraina, ma di sicuro pongono sul banco dei moralmente responsabili gli Stati Uniti che non smettono mai di voler insegnare al mondo qual è la vera democrazia, e l’Europa che guardava come uno spettatore lontano e non direttamente interessato a quanto stava accadendo e di conseguenza faceva finta di nulla, finta di non capire, finta di non credere che sarebbe successo e che ora finge di aver trovato l’araba fenice dell’unità di intenti, unità di intenti che probabilmente durerà meno dell’invasione russa.
E come può durare considerato che come soggetto politico autonomo, in grado di incidere sulla crisi in atto, è praticamente inesistente, incapace di intervenire proprio su quella parte di mondo che è l’Europa stessa. Meglio affidarsi a un Presidente Biden che di diplomazia o linguaggio diplomatico non sembra aver imparato nulla, nonostante una carriera politica lunga una vita!
In conclusione, da laico non posso che dirmi in sintonia con le ultime dichiarazioni di Papa Francesco che ha invitato la diplomazia internazionale a percorrere strade diverse e alternative, a cercare un diverso approccio. Non credo che occorra essere cattolici per condividere le sue parole: «Mi vergogno per gli Stati che aumentano la spesa militare al 2%, pazzi!», «Basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace». Bisogna ripudiare la guerra in quanto «luogo di morte, dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono», «Di fronte al pericolo di autodistruggersi l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia».