Convegno a Roma per celebrare i 30 anni dei laboratori psicoanalitici, nati da un’idea di Paolo Perrotti, una delle figure più originali della psicoanalisi italiana. Egli non accettava che la psicoanalisi fosse accessibile solo a un’élite privilegiata. Ecco allora la nascita del primo Laboratorio Psicoanalitico come centro clinico rivolto a strati più vasti della popolazione, per stabilire un rapporto stretto tra la
psicoanalisi e la realtà sociale urbana, un progetto finalizzato pertanto a creare uno spazio fisico dove coltivare, mantenere e diffondere il pensiero psicoanalitico, ponendo sempre un’attenzione specifica alla persona e ai fenomeni di gruppo. Dall’esperienza del primo laboratorio di San Lorenzo sono nati nel corso degli ultimi 30 anni altri 5 laboratori in altrettanti quartieri di Roma: il Laboratorio Prati, nel 1998; il Laboratorio Piramide nel 2000; il Laboratorio San Giovanni e il Laboratorio Tiburtino nel 2004, il Laboratorio Centocelle nel 2008.
«Credo che l’immersione della psicoanalisi nel contesto sociale sia utile per portare avanti la ricerca psicoanalitica in modo che questa possa, in maniera tangibile, agire sulla collettività» dichiarava Perrotti in un’intervista nel lontano 1974, sottolineando l’importanza che alle cure della psiche possano accedere tutti. Oggi più che mai questa immersione nel sociale è imprescindibile. Alcune terribili minacce incombono sul genere umano: la guerra, la pandemia, l’escalation nucleare, i cambiamenti climatici che prospettano scenari apocalittici. Solo fino a poco tempo fa sembravano minacce lontane, improbabili, ipotesi da considerare verosimili, ma solo come argomenti da studiare, da analizzare, da esorcizzare. Soggetti per film di fantascienza adrenalinici a cui assistere con l’intima certezza che noi, in questi eventi estremi comunque non ci saremmo imbattuti mai. Invece ora ci siamo. Gli incubi si stanno tramutando in realtà. Colpiti incessantemente da notizie terribili provenienti da varie parti del mondo è quasi impossibile sfuggire all’angoscia che va a sommarsi a quella che attanaglia ognuno nel privato, mettendo ancora più a nudo le nostre fragilità.
Per essere vicini alle persone costrette a vivere l’esperienza traumatizzante della pandemia e del lockdown, i laboratori Psicoanalitici di Roma hanno attivato già nel marzo 2020 un Servizio di ascolto telefonico Covid, confluito poi per oltre un anno in un servizio organizzato dal ministero della Salute, un pronto soccorso psicologico a cui si sono rivolte persone scosse da una forte sofferenza. Perché è proprio di una profonda sofferenza che si tratta, resa ancora più acuta oggi dalle immagini della guerra, quella che si conosceva dai libri, dai racconti dei padri, dai film. Non più un racconto o una finzione ma una realtà da affrontare.
I Laboratori psicoanalitici di Roma, rappresentano un’ancora di salvataggio, perché legano il disagio psichico alle grandi questioni sociali e politiche in cui ognuno è immerso. Era proprio questa l’idea centrale alla base del progetto di Paolo Perrotti. Un’idea che si è rivelata vincente.
L’esperienza dei Laboratori è infatti più attuale che mai. Nessuno penserebbe oggi che la cura psicoanalitica sia appannaggio solo delle classi privilegiate. Perrotti, morto ottantenne nel 2005 mentre ancora lavorava, ha vinto la sua sfida. Un gruppo di psicoanalisti più giovani l’hanno infatti raccolta e hanno continuato il suo lavoro arricchendolo della loro esperienza e preparazione. Uno dei suoi punti cardine è una politica di costi contenuti che permettano a una fascia sempre più ampia di persone di usufruire di un trattamento. Ogni Laboratorio ha aperto inoltre le proprie porte a gruppi di insegnati con incontri sulla fiaba, ospitando numerose mostre di pittura e fotografia, attività di cinema, teatro e musica. Con Il sabato al laboratorio sono stati incoraggiati momenti di riflessione condivisa su situazioni critiche dell’esperienza umana quali separazioni, malattie, traumi infantili e dipendenze.
Nel corso del convegno è stato presentato il docufilm I laboratori psicoanalitici di Roma: i trenta anelli dell’albero, realizzato da Giulio Bottini e Fabrizio Orsola. L’opera racconta l’evoluzione dei Laboratori dalla loro nascita dando la parola ai diversi psicoanalisti, di diverse generazioni, che partecipano a questa esperienza.