Rete4, tutti i giorni, parla di Ucraina in prima e seconda serata. La7, tutti i giorni, in prima e in seconda serata parla di Ucraina. La rete televisiva della famiglia Berlusconi e quella di Urbano Cairo hanno le telecamere costantemente puntate sull’invasione russa dell’Ucraina.
Parlano delle decine di migliaia di morti, dei bombardamenti devastanti di Putin sui bersagli civili, oltre a quelli militari. Rete4 e La7 lanciano i servizi dei rispettivi inviati di guerra, danno le immagini catastrofiche di morti, di città devastate, della fuga biblica dei profughi ucraini dalle zone degli scontri dell’est e del sud verso il nord e l’ovest. Ci sono le immagini delle migrazioni di massa di intere famiglie anche verso gli altri paesi europei per cercare di salvare la vita.
Più programmi con diversi conduttori approfondiscono le ragioni della coraggiosa resistenza ucraina, le motivazioni dell’invasione della Russia che si sente minacciata dall’allargamento della Nato, il sostegno occidentale a Zelenski con l’invio di armi, aiuti umanitari e sanzioni decise contro Mosca. Biden è per sanzioni durissime compresi lo stop alle importazioni di petrolio e di gas perché vede la guerra come la lotta tra le democrazie e le autocrazie.
Le sanzioni, però, rischiano di colpire anche gli Stati Uniti e soprattutto i paesi europei grandi importatori di greggio e metano russo come la Germania e l’Italia. Se l’America rischia solo i prezzi salati della benzina, la Ue oltre al salasso teme addirittura la chiusura delle fabbriche per il caro energia.
Rete4 e La7 parlano anche della guerra di propaganda tra Mosca e Kiev perfino su orribili stragi di civili come quelle viste con le fosse comuni a Bucha. Esaminano i misteri delle trattative di pace improvvisamente sfumate a metà marzo, gli zig-zag interessati di Pechino tra Washington e Mosca con l’obiettivo dichiarato di calare la carta per unificare la ricca Taiwan alla Repubblica Popolare Cinese. Discutono sui rischi di un allargamento drammatico della guerra con perfino il ricorso apocalittico alle armi nucleari evocato dal Cremlino.
La Rai, invece, è meno impegnata su questa tragedia europea e mondiale. Tg1, Tg2, Tg3 certo danno le notizie con i loro vari appuntamenti informativi quotidiani. Alle volte ci sono degli speciali. Porta a Porta su Rai1 interviene su questo tema così pure Carta Bianca su Rai3. Tuttavia non c’è il fiume di notizie, di approfondimenti, di analisi offerto tutte le sere da Rete4 (un giornalista ha sfiorato la morte per fare un servizio) e da La7.
Strano. Dovrebbe essere il contrario. La Rai, per la sua natura di servizio pubblico, dovrebbe surclassare l’impegno dei canali televisivi privati. La natura di servizio pubblico svolta da viale Mazzini è sempre stata ribadita con orgoglio da tutti i governi e da tutti i Parlamenti. L’esecutivo Renzi è perfino arrivato a trasformare il canone Rai da abbonamento a imposta da pagare con le bollette della corrente elettrica in modo da battere la grande evasione. «Rai. Di tutto di più» diceva molti anni fa uno spot dell’azienda radio-televisiva pubblica. Sempre molto tempo fa un altro slogan Rai garantiva «un posto in prima fila». Oggi quei motti pubblicitari non si vedono più, sono passati di moda. Forse non è un caso.