Gradatamente il governo ridurrà e abolirà l’uso del Green pass. Caleranno anche le tante restrizioni contro il Covid-19. I contagi stanno calando lentamente perché le varianti e le sottovarianti del Coronavirus si moltiplicano. La medicina territoriale è in affanno così come gli ospedali mentre le liste di attesa dei malati di altre patologie, diverse dal Covid, si allungano. Pubblichiamo una intervista a Maria Stella Giorlandino, presidente di Artemisia Lab, su questi temi.
Dottoressa, di recente i media parlano meno di Covid ma questo non vuole dire che l’emergenza sia passata, anzi i contagi sono di nuovo in crescita, Artemisia cosa sta facendo in materia?
Premetto che la rete Artemisia Lab negli ultimi periodi ha ampliato ancora di più le sue strutture con una sede aggiunta in via Tuscolana ex San Raffaele ed un’altra sede M 3000 su via Appia. Tale volontà di implementare i punti della stessa rete è proprio per poter permettere una medicina territoriale. Il Covid purtroppo ha comportato una gravosissima difficoltà all’interno di quello che per noi italiani era realmente un progetto di avanguardia, che era la prevenzione: purtroppo le persone sono 3 anni che non ne fanno più. Questo ha portato ad un tasso di mortalità a livello nazionale che è passata da 500 persone pre-Covid a più di 3500 persone in fase attuale. Questo significa che è necessario trovare dei progetti immediati che possono venire incontro a questo grave problema, anche alla luce del fatto che molte di queste persone hanno indotte delle patologie oramai irrecuperabili.
L’unico modo che abbiamo portato come progetto come Consapi e studiato dal dottor Ridolfi per poter abbattere le liste di attesa è determinare dei veri e propri percorsi clinici, cioè prendere in carico il paziente da quando entra per fare un’ecografia alla tiroide, porre immediatamente un ago aspirato e dare una risposta nell’arco delle 72 ore, e allo stesso modo per una gastroscopia, una biopsia e tutto quello che occorre. Tutto deve essere effettuato nel limite di un tempo velocissimo, essendo ormai le casistiche ad uno stato avanzato. Le patologie sono molte, a noi capitano persone con patologie che nel passato semplicemente con la mappatura dei nei venivano arginate, mentre ora quando ci arrivano sono già divenute dei melanomi irrecuperabili. Stessa cosa per le varie patologie polmonari: il periodo del Covid ha impedito le lastre di routine, i controlli di ogni tipo a livello polmonare, le tac, perché erano vietate anche all’interno dei pronto soccorsi, per cui oggi abbiamo moltissime patologie. Ora si vuole risvegliare la coscienza nazionale e noi come rete Artemisia Lab, ed io anche come Presidente Nazionale degli Ambulatori e Poliambulatori come Consapi, vogliamo cercare una progettualità dove medicina privata e medicina pubblica possano parallelamente procedere in percorsi di diagnostica veloci a tutela della popolazione. Quindi bisognerà spogliarsi completamente da ideologie politiche e pensare
alla salute della popolazione.
Per quello che riguarda il Covid invece, tornando alla domanda iniziale?
In materia ho più volte mandato un’informativa al ministro della Salute e al vice ministro affermando che è necessario informare la popolazione sui giusti test. Il test fai da te è assolutamente diventato molto rischioso, perché un tampone naso faringeo bisogna saperlo fare. Per cui l’incremento dei numeri non è a causa della popolazione che non fa attenzione, ma delle diagnosi sbagliate per verificare la presenza o non del Covid. Premetto, i testi qualitativi delle farmacie attestano se sei positivo al Covid in ottava giornata, quando in realtà già dalla quinta si è virali. Di conseguenza i tre giorni precedenti una persona contagia prima di sapere di essere positivo. Dalle analisi che noi facciamo mettendo in parallelo i test rapidi qualitativi con i test molecolari o i Coi, si può capire in modo chiaro che il contagio aumenta grazie ai test qualitativi.
Per cui abbiamo scritto al ministro della salute affinché le diagnosi per arginare questo grande crescendo siano fatte usando o i Coi (test antigenico quantitativo, dalla quantità del virus che si sta muovendo), o il molecolare, che già dalla sesta giornata ti dicono se il virus è in movimento. La differenza economica tra il qualitativo e il quantitativo non c’è, l’unica cosa è che il test quantitativo viene fatto presso laboratori autorizzati, perché viene letto in K allo stesso modo del test molecolare, ma costa ugualmente 22 euro come era il prezzo calmierato. Allora se si vuole venire fuori definitivamente da questo periodo di pandemia, che nonostante tutto non è più qualcosa di altamente drammatico, è molto più leggero, dove le morti che verifichiamo sono ormai di persone anziane o con patologie non curate a cui si aggiunge il Covid che fa precipitare la situazione, direi che è necessaria la giusta informazione, come io dico da più di due anni. Le persone devono sapere realmente quando fanno un percorso diagnostico o di pre-diagnosi per il virus, cosa significa un test qualitativo, cosa significa un test quantitativo antigenico e cosa significa un molecolare. Io abolirei completamente per uscirne fuori velocemente i fai-da-te, perché le persone che se lo fanno non sono in grado di usarli in modo corretto: quando gli viene positivo ormai il virus è straconclamato per cui lo hanno potuto tranquillamente diffondere ad una marea di persone.
Secondo lei quindi in questi due anni una comunicazione errata è stata uno dei problemi principali?
Sì, abbiamo risentito di una comunicazione sbagliata, con l’idea che tutti i test siano uguali. Purtroppo gli antigenici qualitativi ti dicono quando tu hai il virus quando sono già tre giorni che lo puoi trasmettere, e nello stesso identico modo ti liberano in decima giornata quando noi abbiamo provato nei nostri laboratori a mettere accanto test qualitativo che ti dava negativo con il Coi che invece ti dava ancora positivo, con reminiscenze positive che cessavano orientativamente attorno alla 13esima giornata, come succede con il tampone molecolare.
Ma a suo parere adesso dopo due anni stiamo almeno riuscendo a tornare ad una normalizzazione in cui i controlli sulle altre patologie non soffrono troppo dell’emergenza?
No, non è stato fatto nulla ancora. Per quello che riguarda l’abbattimento delle liste d’attesa si sta discutendo ora: io ho partecipato la scorsa settimana come Consapi ad una progettualità che abbiamo portato che parla proprio di questi percorsi veloci, da affidare a strutture private autorizzate convenzionate, che in modo molto più veloce perché sono elastiche, ad un prezzo concordato, possano nel giro di 18 mesi togliere tutti gli arretrati.
Dopo il Covid è arrivata un’altra grande emergenza, quella della guerra in Ucraina, che non è medica ma si riflette pure sul vostro mondo, come la ha affrontata Artemisia?
Con Artemisia Onlus fin dall’inizio, essendo sempre molto vicini ai problemi umani, perché penso che sia l’aspetto umano quello che distingue noi persone pensanti, ci siamo immediatamente adoperati mettendo in piedi un servizio di assistenza, di telemedicina, al quale le persone ucraine potevano collegarsi per avere una consulenza pediatrica per i propri bambini. In più abbiamo qui una ludoteca pronta ad accogliere dei bambini ucraini e dar loro anche un minimo di assistenza medica.
Meraviglioso. C’è qualche altro progetto o iniziativa che state organizzando per il prossimo futuro?
Ora abbiamo come tutti gli anni un’iniziativa che riteniamo importante proprio a causa della mancanza di adeguata prevenzione di cui stiamo soffrendo: l’8 maggio faremo in tutta la rete la giornata del pap test dedicato alle mamme. Ma abbiamo una novità assoluta: in tutti gli ospedali che hanno il reparto per i parti ed i neonati offriremo un test gratuito per vedere sulle mamme che hanno avuto il Covid in gravidanza o hanno partorito con il Covid, vaccinate o non vaccinate che siano, con una, due o tre dosi, se ci sono degli anticorpi che si sono sviluppati sui nascituri. Questa sarebbe realmente una novità assoluta di grande importanza.