A meno di due mesi dalle elezioni anticipate, il vuoto della politica viene riempito da questioni tattiche. Il candidato premier nel centrodestra e il rompicapo delle intese tra i partiti nel centrosinistra occupano il centro della scena.
Con Giorgia Meloni che fa il premier in pectore del centrodestra, frenata da Salvini e Berlusconi. E con il segretario Pd Enrico Letta alla disperata ricerca di alleati per rimpiazzare il “campo largo” con i Cinquestelle, patto miseramente fallito dopo lo strappo di Conte e la fine del governo Draghi.
Occuparsi prima di ogni altra cosa di un candidato premier o di alleanze elettorali è una spia che segnala la grande crisi dei partiti. Perché significa cominciare dalla coda invece che dalla testa, cioè da proposte, progetti e programmi che non siano le solite bandierine ideologiche issate per guadagnare qualche voto in più alle elezioni.
Ma una vera strategia politica può nascere solo da un partito che abbia un’identità chiara e ben definita. Altrimenti si naviga a vista facendo marketing elettorale attraverso i social e basta. D’altra parte non è un caso se la legislatura è finita con una intera classe dirigente politica commissariata dal Quirinale e un tecnico come Draghi a Palazzo Chigi.
Testimonianza di un clamoroso fallimento, di un doppio Ko della politica. Che prima non è riuscita a trovare un’alternativa al governo giallorosso impallinato da Renzi e poi non è stata capace di eleggere un nuovo capo dello Stato al posto di Mattarella.
E questa è ancora la situazione in cui adesso si va al voto del 25 settembre prossimo. Sono elezioni anticipate nate dalla mossa di un M5S in caduta libera, che dopo la scissione di Di Maio ha provato a smarcarsi dalla maggioranza nel disperato tentativo di recuperare consensi. Ma sono anche elezioni anticipate provocate dai calcoli di un centrodestra tenuto insieme solo dalla prospettiva di tornare a Palazzo Chigi accreditata dai sondaggi.
Prepariamoci, quindi, a una campagna elettorale estiva piena di annunci, risse e colpi bassi, ma senza idee e progetti per affrontare i tanti problemi di una stagione di crisi planetaria. Sarà una navigazione a vista, come d’altronde è inevitabile per i nostri leader senza identità. A destra come a sinistra. Da Matteo Salvini, che dopo essersi mangiato la metà del consenso elettorale delle europee, adesso, in vista delle politiche, rispolvera la campagna leghista contro gli immigrati. A Giuseppe Conte, che dopo aver rotto con Draghi, non ha avuto nemmeno il coraggio di votargli la sfiducia in Parlamento. E adesso non sa cosa inventarsi per frenare la caduta libera di quel che resta del Movimento Cinquestelle.