E due. Come Silvio Berlusconi in occasione delle politiche del 2008, anche adesso, a poche settimane dalle elezioni, un aspirante premier di centrodestra, cerca di bloccare la vendita della compagnia pubblica di bandiera a un colosso aereo “straniero”.
Solo che allora il Cavaliere fece saltare la cessione di Alitalia ad Air France Klm, decisa dal governo uscente guidato da Romano Prodi, mentre adesso è improbabile che Giorgia Meloni fermi la vendita di Ita a Lufthansa. Né l’argomento usato dalla leader di Fratelli d’Italia contro Draghi, presidente di “un governo uscente” che come tale “deve occuparsi solo degli affari correnti”, sembra aver scoraggiato il premier. Anzi, SuperMario ha subito fatto sapere di voler procedere a ritmo accelerato. E con parole che non lasciano spazio a dubbi: «Non è mia intenzioni lasciare la questione Ita Airways al nuovo governo…noi dobbiamo fare il nostro dovere fino in fondo».
La presa di posizione del presidente del Consiglio ha rimesso al lavoro i candidati all’acquisto di Ita che entro il 22 agosto dovranno migliorare le offerte presentate al Ministero dell’Economia, e farlo secondo le indicazioni di Draghi, che considera le proposte ricevute «ancora non coerenti» con i desiderata del governo. In lizza ci sono due cordate: quella formata da Air France, Delta, fondo Certares e la favorita, ossia la tedesca Lufthansa affiancata dal gruppo Msc di Gianluigi Aponte.
Dopo aver ricevuto le risposte, tempo pochi giorni, il governo individuerà la cordata prescelta. Fino a che punto Palazzo Chigi si spingerà nella privatizzazione lo si capirà entro agosto. Se il ministero dell’Economia si limitasse a firmare un semplice “memorandum d’intesa” con la cordata prescelta, il futuro esecutivo avrebbe le mani libere su Ita. Mentre un preliminare di vendita sarebbe vincolante.
Intanto l’ad Carsten Spohr fa sapere di considerare Lufthansa l’alleato ideale di Ita, a prescindere dal governo che guiderà il nostro Paese. Dal canto suo Giorgia Meloni, al di là della mossa da campagna elettorale contro la vendita allo straniero, non avrebbe alcun interesse di impiccarsi a quello che resta della vecchia Alitalia, compagnia aerea fallita dopo aver bruciato 13 miliardi di euro dei contribuenti italiani. Senza considerare che Ita, adesso controllata interamente con denaro pubblico, è nata per essere venduta e che il nostro Paese, proprio per questo, è sotto la lente d’ingrandimento dell’UE, con la Commissione Antitrust pronta a far scattare una procedura d’infrazione per aiuti di Stato.