Il fatto: la RAI decide assurdamente di rimandare uno sceneggiato sul generale Carlo Alberto Dalla Chiesa per non violare la par condicio in quanto la figlia Rita è candidata al Parlamento. Risultato: insperata pubblicità perché della censura riferiscono tutti i giornali e i social. Effetto collaterale: gli utenti trattati da imbecilli: basta uno sceneggiato per indurli a votare un candidato che porta il cognome ed è parente stretto del protagonista?
Il 3 settembre, 40 anni dalla strage a via Carini, la RAI trasmette (giustamente) a parte servizi in tutti i TG, celebrazioni su “Agorà Estate” (RAI 3), e “Unomattina Estate”; “Tg2 dossier”, uno speciale curato dalla “Tgr Sicilia”, testimonianze audio-video su “RaiNews 24”, “RAI Storia” dedica al generale la trasmissione “Il giorno e la storia” (cinque repliche); e una quantità di film su Cosa Nostra compreso “Cento giorni a Palermo” di Giuseppe Ferrara su “RAI Premium”, “RAI 4”, “RAI Play”. Per tornare alla censura per par condicio: chi sono, nominativamente gli zelanti funzionari che ci trattano da cretini?
Ancora: non è avvilente ma anche istruttivo, che nessun partito abbia emesso una sia pur flebile protesta di fronte a questa scempiaggine? Da ex giornalista RAI provo vergogna. Spero anche qualche mio collega.