Incapacità, stupidità, mancanza di cultura civile e politica, slogan urlati come fossero programmi elettorali per i prossimi 50 anni e non parole vuote e senza alcuna concretezza… È una campagna elettorale tutta proiettata sul niente o declinata semplicemente per raggiungere la “pancia” degli elettori, con queste premesse è tutto inutile.
Quel 50/55 per cento di elettori decisi a non disertare le urne, hanno probabilmente le idee già chiare e gli innumerevoli sondaggi ne sono la cartina di tornasole, diversa la situazione per quella massa enorme che rappresenta il partito del non voto e che nessuno sembra voler recuperare. Certo si tratta di una massa variegata e non certo assimilabile ad un concetto unico, ma si tratta pur sempre di illusi passati nella schiera dei delusi, di chi non crede più in un sistema che blatera e non agisce. Di uomini, donne e giovani stanchi delle promesse mai mantenute, di famiglie che non trovano sostegno alcuno e che magari per pochi spiccioli restano sempre fuori da bonus, superbonus, sconti in fattura, cessioni del credito etc. etc…
Famiglie che come ci mostrano gli studi più recenti stanno cambiando. Aumentano i single con un figlio/a, aumentano le coppie senza figli, diminuiscono le unioni civili, ci si riaggrega tra separati con figli… insomma la società è in piena evoluzione e cambiamenti, ma la politica resta al palo e sembra cieca di fronte ad un mondo ed una società in rapidissima evoluzione.
Quindi non solo non si riescono a fornire aiuti alle famiglie tradizionali (asili nido, scuole degne di questo nome etc.), ma non si fa proprio nulla per capire quale sia in questo cambiamento il ruolo della politica. E ci si barcamena tra “fiamma sì e fiamma no”, la pizza con l’ananas o senza, il blocco navale, flat tax e aliquote, il ponte di Messina, la delegittimazione dell’avversario, fascismo e comunismo (due accezioni ormai desuete che non rappresentano alcun pericolo per la nostra democrazia)…
In tutto questo l’Italia affonda, si perdono posti di lavoro, si costringono le aziende a chiudere, si continua a fomentare la guerra invece di lavorare per la pace, non si è minimamente in grado di disegnare e programmare l’assetto di questo Paese, l’assetto della nostra società per i prossimi 20/50 anni. La realtà è ribaltata. La Meloni fa proseliti nelle aree che furono feudo della sinistra, Letta non ne azzecca una e continua a delegittimare l’avversario senza proposte concrete, Salvini si barcamena per arrivare secondo nella coalizione, Berlusconi si accontenta di un seggio al Senato, l’autoproclamatosi terzo polo guarda tutti dall’alto in basso… Il resto non conta.
Ancora una volta Massimo Cacciari centra il problema: «Vanno affrontate due questioni, la crisi di sistema e il salto d’epoca. E per ragionare in senso critico occorre collocare la situazione italiana nel panorama internazionale: la guerra, la crisi energetica per esempio». E ancora in una recente intervista: «Il voto del 25 settembre è la conclusione di una crisi ventennale in cui il Parlamento ha dimostrato di non saper formare da sé dei governi adeguati, anni in cui il presidente della Repubblica è intervenuto continuamente per risolvere problemi che il Parlamento non era in grado di risolvere. Viviamo in una crisi ormai evidente di sistema politico. Le forze politiche però non ne discutono e viene affrontata in modo dilettantistico, occasionale e marginale».
Lavorare su questo riuscendo a ridare fiducia alle persone, convincendole di cambiamenti reali che arrivino a toccare la vita e il quotidiano delle persone, forse potrebbe anche ridare qualche briciolo di speranza a quella schiera, che aumenta di elezione in elezione, che non crede più nelle urne. E, se non si fa qualcosa, prima o poi smetterà anche di credere nel sistema democratico che è stato costruito.