Nel centro-destra il sovranismo riemerge a macchia di leopardo. Durante la campagna elettorale per il voto politico del 25 settembre riaffiora l’euroscetticismo. Nella coalizione di Meloni, Salvini, Berlusconi convivono il sovranismo, il mezzo sovranismo, l’euroscetticismo, la decisa lealtà verso l’Europa e la Nato.
Il più sensibile alle ragioni di Vladimir Putin è Matteo Salvini. Il segretario della Lega attacca le sanzioni occidentali contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina perché «danneggiano non i sanzionati ma coloro che sanzionano». Se resteranno chiede all’Unione Europea di coprire «le spese per imprese e famiglie». Nel 2018, in presenza di sanzioni molto più blande dopo l’annessione russa della Crimea, dichiarò clamorosamente in un viaggio in Russia: «Io qui a Mosca mi sento a casa mia, in alcuni Paesi europei no». Però adesso Salvini fa marcia indietro: con la guerra «la mia opinione su Putin è davvero cambiata», con le bombe e i carri armati «tutto cambia».
Giorgia Meloni ripete il suo deciso sostegno alla Ue, alla Nato, all’Ucraina invasa dalla Russia. Tuttavia a destra riemerge il sovranismo. In alcuni casi la pensa come Salvini, come nell’atteggiamento verso l’Ungheria di Orbàn. Al Parlamento Europeo sia Fratelli d’Italia sia la Lega hanno votato contro la decisione di ridurre i finanziamenti Ue all’Ungheria sovranista perché Viktor Orbàn mette a rischio la democrazia riducendo il potere della magistratura e lo spazio alla libertà di stampa. Giorgia Meloni respinge le critiche. La presidente di Fratelli d’Italia ribatte: «Orbàn ha vinto le elezioni…è un sistema democratico».
Tuttavia non è proprio così. Viktor Orbàn da anni persegue l’obiettivo di una “democrazia illiberale”. Il governo ungherese desta un forte allarme anche se è sostenuto da un consenso popolare maggioritario e da rifornimenti sicuri, senza tagli di gas e di petrolio da parte del Cremlino. Il comportamento di Orbàn desta un forte allarme soprattutto quando i missili russi piovono sull’Ucraina senza fare grande distinzione tra obiettivi militari e civili; quando Putin evoca il possibile ricorso della Russia alle armi nucleari.
Invece Silvio Berlusconi da tempo ha abbracciato un deciso europeismo. Pur avendo un vecchio rapporto di amicizia con Vladimir Putin, la pensa diversamente. Forza Italia al Parlamento Europeo ha votato a favore del taglio dei fondi europei all’Ungheria. Silvio Berlusconi, in caso di vittoria del centro-destra nelle elezioni del 25 settembre, si fa garante della nascita di un governo «liberale, cristiano e soprattutto europeista e atlantista». Anzi, il presidente di Forza Italia avverte: se Fratelli d‘Italia e Lega, gli alleati, «dovessero partire in direzioni diverse, noi non staremmo nel governo».
In sintesi: il centro-destra potrebbe vincere le elezioni, come prevedono i sondaggi, ma per i contrasti interni potrebbe sfaldarsi o prima o subito dopo la costituzione di un possibile governo. Il centro-destra si presentò unito nelle elezioni politiche del 2018, ma subito dopo il voto Salvini disse addio agli alleati e realizzò un esecutivo populista e sovranista con i cinquestelle. Certo la situazione era diversa: allora il M5S del tandem Grillo-Di Maio trionfò con il 32% dei voti. Nacque un ministero Conte uno dal fiato corto, cortissimo. Difatti seguì un Conte due basato su una intesa pentastellati-democratici e infine un governo di unità nazionale guidato dal tecnico Draghi. Tre ministeri con tre maggioranze diverse in poco più di 4 anni.