In meno di dieci giorni sono scomparsi gli ultimi due “imperatori” del secolo passato, di un mondo in dissolvimento. Michail Gorbachev, zar di tutte le Russie, ha preso sopra di sé la responsabilità di guardare verso un futuro che stava arrivando e ha chiuso il capitolo dell’Urss.
È stato un gesto apprezzato solo in Occidente, un Occidente che ha poi rinnegato gli impegni assunti e approfittato del disfacimento dell’impero sovietico. È morto in solitudine senza grandi manifestazioni.
A neanche dieci giorni di distanza la regina Elisabetta II lo ha seguito, ma questa volta con fasti d’altri secoli. Una regina che ha assistito alla fine del colonialismo e alle sue drammatiche conseguenze senza proferire parole. E a breve assisteremo anche alla disgregazione del Commonwealth, già si vedono i primi segnali. Con lei si chiude realmente il secolo passato. Due personaggi, due modi di affrontare un mondo in evoluzione, una globalizzazione imminente.
Tutto questo mentre in Italia siamo in piena campagna elettorale. Un periodo preelettorale punteggiato di niente, di vuoto assoluto, se non di insulti e attacchi personali. Con Giorgia Meloni convinta di stravincere, un Pd che ormai ha preso il posto della vecchia Dc e non riesce più a dire “qualcosa di sinistra” e una sinistra inesistente capace solo di dire “No”. Una Lega in discesa inarrestabile, una vecchia e obsoleta Forza Italia che si barcamena per non scomparire, un Movimento Cinque Stelle rinvigorito da Conte alla conquista del Sud con una discreta e camaleontica campagna elettorale, un’Italexit che parla alla pancia e spera di superare lo sbarramento e un Di Maio imbarazzato e imbarazzante. Un Mario Draghi che sembra sceso in competizione e fa campagna elettorale per se stesso, magari contando sull’amico americano per un posto alla Nato, così grida alla fermezza contro la Russia e parla di una pace che non sembra cercare affatto.
Di sfondo un’Europa sempre più disunita e incapace di affrontare i problemi del conflitto e delle sanzioni che ci si sono rivoltate contro e ci massacrano (ma non i maggiori fautori, gli USA), mentre cresce ovunque la voglia di sovranismo e destra.
Con queste premesse verrebbe quasi voglia di andare a incrementare il partito più grande, quello dell’astensionismo, ma per noi sarebbe come gettare la spugna e allora torna alla mente quel vecchio ritornello di tanti anni fa, di tante vecchie elezioni: “Votiamo Dc turandoci il naso!”
Non sono sempre d’accordo con Cacciari, ma spesso condivido il pensiero del filosofo, soprattutto quando critica le aggressioni alla Meloni (che non fanno altro che rafforzarla). E striglia Mario Draghi che tutti invocano: «Ma quali riforme ha fatto Draghi? Ditemene una anzi mezza, ha preso i soldi del Pnrr, ma non ha fatto riforme».
Allora andiamo a votare e turiamoci il naso sperando che qualcuno capisca e tenti di modificare una rotta che fino ad ora ci è sembrata sbagliata, inutile e controproducente!