Già la progressione delle parole fa paura. Prima l’uso delle armi nucleari era escluso, poi era ritenuto possibile, adesso è considerato probabile. Dopo sette mesi di guerra in Ucraina sempre di più incombe l’incubo di una guerra atomica.
Vladimir Putin ha ulteriormente fatto crescere la tensione. Ha deciso la mobilitazione parziale arruolando 300.000 civili. Anche la Russia, ha precisato minaccioso, possiede le armi nucleari: «Questo non è un bluff». I referendum di annessione alla Russia di quattro regioni dell’Ucraina (Donetsk, Lugansk, Kherson, Zaporizhzhia) aprono la strada anche alla dottrina russa sulle armi atomiche: potrebbero essere usate per difendere questi territori ora considerati territorio patrio.
I referendum, svoltisi sotto il controllo dell’esercito russo, sono stati bocciati da tutto il mondo. In particolare i paesi occidentali li hanno definiti una “farsa” inaccettabile, ma per lo “zar” si tratta di territori entrati «per sempre» nella Federazione Russa. Lo scontro politico e militare si acuisce.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky boccia i referendum perché sono una “farsa”, ritiene impossibili le trattative di pace con l’aggressore. Intensifica la controffensiva anche grazie alle armi inviate dal governo americano e da quelli delle altre nazioni occidentali.
I contrattacchi ucraini sono sempre più efficaci, riconquistano ad est città come Lyman. Sfondano le difese russe a Sud sul fronte di Kherson. Gli scontri sono furenti, ma le truppe russe sono battute, controllano solo in parte le quattro regioni annesse. Si ritirano lasciandosi alle spalle morti, carrarmati abbandonati e intere province devastate dai bombardamenti.
La deriva nucleare si fa strada. In molti al Cremlino, più bellicisti di Putin, minacciano di utilizzare l’arsenale atomico per rispondere alle controffensive di Kiev. Il leader ceceno Ramzan Kadytov ha attaccato l’incapacità dei vertici militari russi e ha perfino invitato ad usare «armi nucleari di basso potenziale».
È un diluvio di pessime notizie. Il Times parla di un possibile test atomico russo al confine con l’Ucraina, i giornali scrivono di un treno della divisione nucleare in marcia verso le zone dei combattimenti, la Nato sarebbe in allarme per un eventuale test del supersiluro Poseidon da parte del sottomarino nucleare Belgorod. A Kiev si preparano dosi di iodio da distribuire ai cittadini per frenare l’assorbimento delle radiazioni in caso di un attacco atomico.
Brutte notizie giungono anche dall’Estremo Oriente. La Corea del Nord, con un consistente arsenale nucleare, lancia un missile balistico sopra il Giappone scatenando la paura nelle regioni settentrionali del Sol Levante. Dalla Corea del Sud e dagli Stati Uniti la risposta è immediata: cinque missili sono sparati sul Mare del Giappone, uno però si schianta nel territorio di Seul.
La deriva nucleare è pericolosissima. Gli Stati Uniti e la Nato sollecitano Putin alla prudenza. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg invita il presidente russo a non utilizzare le armi nucleari: «Gli abbiamo comunicato quanto sarebbero gravi le conseguenze per la Russia: cambierebbe la natura del conflitto».
L’atmosfera è lugubre. Putin sconfitto può essere molto pericoloso. Quasi nessuno parla più di dialogo, di tregua e di pace. Papa Francesco, però, insiste nel chiedere la fine della guerra. Prega e si mobilita per la pace. Supplica Putin di fermare «questa spirale di violenza e di morte» e Zelensky a «essere aperto a serie proposte di pace». Chiede la fine del conflitto e la pace «senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation». Solo una tregua e la pace possono mettere fine ai lutti e alle distruzioni: una guerra atomica causerebbe una catastrofe mondiale, tutti sarebbero sconfitti. Albert Einstein, uno degli artefici nel 1945 della bomba atomica americana, disse: «Io non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si combatterà con pietre e bastoni».