A dodici mesi esatti dall’insediamento della giunta Pd, sbarcata in Campidoglio per far dimenticare la sindaca Raggi e il non governo di Cinquestelle, la Capitale non riesce a trovare un sindaco che ne arresti il declino.
Roberto Gualtieri, che aveva esordito con la promessa solenne di mettere subito mano al degrado, era stato accolto con speranza da molti romani, ma il bilancio del suo primo compleanno da sindaco è fallimentare.
Con le Regionali alle porte, e dopo la batosta subita dal Pd alle politiche di settembre, la crisi di Roma preoccupa ancora di più e alimenta una fronda di consiglieri della maggioranza capitolina. E se questo riguarda il Palazzo, c’è poi da aggiungere che alla popolarità del sindaco fra gli elettori non ha certo contribuito la recentissima decisione di cancellare i gettoni di presenza nell’Aula Giulio Cesare per introdurre una indennità complessiva che farà salire a 3.100 euro netti la retribuzione mensile di ciascun consigliere comunale.
L’ottobre caldo del Campidoglio trova comunque la ragione di fondo nelle condizioni in cui versa una città in cui nulla sembra cambiato un anno dopo l’uscita di scena di Virginia Raggi. Rifiuti e sporcizia dappertutto, trasporti scadenti e spesso inesistenti, cinghiali a Porta di Roma, buche nelle strade tappate alla meno peggio e pronte a riaprirsi al primo temporale. E ancora: stazione Termini trasformata in un dormitorio di notte e in mano ai teppisti di giorno.
La metro che chiude alle 21 anche il sabato e la domenica per lavori che dovrebbero durare fino a gennaio 2024. Intanto il sindaco continua a promettere. Senza reagire rapidamente nemmeno di fronte a casi di forte impatto mediatico. Per esempio l’abbandono e il degrado di via Nazionale. Si tratta della strada della Banca d’Italia, del Palazzo delle Esposizioni, del teatro Eliseo. Un tempo era via dello shopping di qualità, adesso 45 negozi hanno cessato l’attività. Di fronte alla protesta di negozianti e residenti, il “rilancio” della storica arteria proposto dal Comune si è limitato alla promessa di un nuovo tram fino al Vaticano al posto degli autobus. E nemmeno un accenno alla fine di un grande e storico teatro come l’Eliseo, che quest’anno non sarà in grado di mettere in piedi la stagione per mancanza di fondi.
E mentre la città è alle prese con la cronica emergenza dei rifiuti, senza che l’Ama mostri un salto di qualità nella raccolta della immondizia, il sindaco continua a parlare del termovalorizzatore annunciato ad agosto e per il quale, assicura adesso Gualtieri, è “in corso la Vas”, che poi sarebbe la Valutazione ambientale strategica. Ma questo significa che – se tutto va bene – siamo ancora molto, ma molto lontani dal traguardo.
Ecco perché, dopo la botta presa il 25 settembre alle politiche, nel Pd romano è arrivata l’ora della resa dei conti. Con le regionali alle porte, il degrado della capitale mette seriamente a rischio la conferma del Partito Democratico alla guida della Pisana. E così martedì 11 ottobre cinque consiglieri dem hanno approfittato di un’assemblea pubblica per accusare il sindaco di essere “troppo seduto”, chiedendogli “un maggiore ascolto” e un «check su cosa funziona e cosa no» nell’amministrazione della Capitale. Insomma, una “verifica” di giunta «per valutare se tutti stanno lavorando bene». Ovviamente Gualtieri non l’ha presa bene. Giro di telefonate e arrivo dei soliti pompieri chiamati a spegnere l’incendio negando qualsiasi spaccatura nel gruppo capitolino del Pd. Sarà. Ma se quella dei cinque consiglieri che hanno chiesto una “verifica” di giunta non è una fronda poco ci manca.