Rifondarsi, cambiare nome, azzerare tutto, affidarsi a volti nuovi, sperare nella caduta degli altri e ri-governare senza il voto, attuare un bel giro di poltrone… No! Niente di tutto questo, o meglio forse un pizzico di tutto questo, ma di certo non è in questo modo che si può sperare di risorgere.
I miracoli in politica non esistono, c’è l’empatia, la comunicazione, la credibilità, la pancia, il populismo e altro ancora. Certo quando uno o più di questi ingredienti esplodono all’improvviso, come è accaduto, possiamo anche chiamarli miracoli, ma di solito, come gli eventi ci hanno dimostrato in questi ultimi anni, sono destinati a durare.
Il problema che il Pd deve affrontare è semplice: ritrovare le radici, rivedere quella supremazia culturale di cui è impregnato ma che non esiste, tornare a dialogare con la società tutta, assestare un colpo di spugna all’autosufficienza nei confronti delle altre forze politiche, imparare ad ascoltare.
È vero, questi sono principi di base che poi vanno declinati nei comportamenti e nelle scelte. Il Pd deve rendersi riconoscibile, dibattere senza pensare di avere sempre la verità in tasca o certezze inoppugnabili, ritrovare i valori del socialismo riformista e della sinistra Dc, recuperare dalla sua storia quel dibattito interno del quale si è persa traccia, tornare nei quartieri e lasciare i salotti, valorizzare il ruolo propulsore e propositivo che nasce dalle differenti opinioni, perfino dalle vituperate correnti quelle che restano ancorate ai principi condivisi, non quelle che nascono solo per abbandonare la casa madre e andare a fondare l’ennesimo mini-partitino.
Purtroppo di tutto questo non si vede una grande traccia, il congresso è ancora di là da venire e non si fa altro che proporre nomi. I nomi si faranno dopo che un congresso aperto a tutti coloro che non si riconoscono nel centrodestra, avrà disegnato il percorso da seguire, le proposte da rendere concrete e reali. Il Pd se ne faccia una ragione, il centrodestra governerà, forte degli errori del passato non consegnerà nuovamente il Governo ai tecnici, agli uomini della provvidenza, ai Governi del Presidente, ad un’opposizione disposta a tutte le alleanze pur di tornare a Palazzo Chigi.
E soprattutto basta con il ricorso alla piazza ad ogni alito di vento. L’opposizione sia ragionata e propositiva, capace di mettere a nudo le contraddizioni che di certo non mancheranno in una coalizione, che di certo vuole governare, ma che sicuramente non saprà andare sempre d’amore e d’accordo. E torno nuovamente sul tema della pace, ma è possibile che l’unico capace di parlare di diplomazia e di ragionare sia Papa Francesco? E allora avanti con le idee e le proposte sui temi irrisolti di sempre: lavoro e salari, povertà, diseguaglianze, burocrazia, fisco, scuola e istruzione, sanità, welfare… Oltre che sui principi irrinunciabili, il congresso è su questi temi che dovrà confrontarsi e delineare il percorso dei prossimi anni. Se non si imbocca questa strada, come pronostica qualcuno, il Pd è destinato a scomparire lentamente…