Gennaro Sangiuliano “ministro tecnico” della Cultura. Tabelle e tabelline sul nuovo governo Meloni, valanga di articoli e di servizi. Quasi tutti i giornali pubblicano ripetutamente la notizia. Praticamente tutti i tg martellano gli ascoltatori con Sangiuliano “ministro tecnico”.
Qualcosa, anzi molto, non funziona. L’informazione, come ha scritto Felice Saulino su Sfoglia Roma, è già stata protagonista della scivolata di rilanciare automaticamente all’infinito la definizione di “governo di alto profilo” data da Giorgia Meloni al suo esecutivo. Ora ci risiamo. Ministro tecnico viene definito nel linguaggio politico chi, senza legami con un partito, assume la direzione di un dicastero. Ministro politico invece è considerato chi proviene dalle fila di un partito. Gennaro Sangiuliano, napoletano, classe 1962, nominato direttore del Tg2 alla fine del 2018, è un giornalista di lungo corso scelto da Giorgia Meloni per occuparsi di cultura nel suo nuovo governo politico, con qualche innesto di ministri tecnici.
Sangiuliano e la presidente del Consiglio, nonché presidente di Fratelli d’Italia, si conoscono da molto tempo. Lo rivela lo stesso nuovo ministro della Cultura: «Con Giorgia ci conosciamo da anni, siamo legati da amicizia e da stima». Non solo. Sangiuliano, scrittore e divoratore di libri, precisa: «Tante volte ci siamo scambiati idee e libri, io li ho dati a lei e lei a me».
La notizia non sorprende. Il neo ministro della Cultura ha militato a destra come la Meloni: da ragazzo nel Fronte della Gioventù e poi nel Msi, il partito erede del fascismo. La sua evoluzione politica è andata in parallelo con quella della neo presidente del Consiglio: An fondata da Gianfranco Fini che ruppe ogni legame con il fascismo, Fratelli d’Italia, partito varato dalla stessa Meloni. Il sito Internet del ministero della Cultura ha pubblicato il curriculum vitae di Sangiuliano: c’è la sua storia giornalistica e accademica tuttavia mancano le notizie sul suo impegno politico.
Il Tg2 di Sangiuliano ha avuto una impostazione editoriale simile alle scelte della presidente di Fratelli d’Italia nella strategia di affermare il suo partito di destra democratica: netto sostegno alla Nato e all’Ucraina invasa dalla Russia, un europeismo centrato sugli interessi nazionali italiani, grande attenzione ai populismi europei e a quello dell’ex presidente americano Trump. Lo scorso aprile, da direttore del Tg2, fece un discusso intervento alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia.
Giorgia Meloni ha vinto le elezioni politiche del 25 settembre, ha formato il governo in tempi rapidi, ha il diritto-dovere di governare con il suo esecutivo di destra-centro. Ha il diritto di scegliere i propri ministri. Ovviamente ognuno ha il diritto di esprimere le proprie idee. Un governo deve essere giudicato dai fatti, dai risultati.
Sangiuliano è un giornalista attrezzato sul piano professionale e culturale ma non è un ministro tecnico, bensì politico. Al massimo potrebbe essere definito un ministro tecnico di area Fdi. L’informazione italiana invece, prevalentemente, ha suonato le trombe sul “ministro tecnico”. Fa capolino o l’errore o la compiacenza. La credibilità della stampa subisce un nuovo colpo. Così si spiega il crollo delle vendite dei giornali e la caduta degli ascolti delle televisioni.