Silvio Berlusconi progetterebbe una tregua in Ucraina. La rivelazione arriva da Vittorio Feltri. Il Cavaliere, secondo il giornalista, alzerebbe una incredibile, altissima palla per mettere la parola fine alla guerra. Il direttore editoriale di Libero azzarda: Berlusconi vorrebbe andare a Mosca per convincere Putin a siglare una tregua con Zelensky.
Pure fantasie? Non si tratta solo di una sua opinione, ha sostenuto Feltri. Intervenendo a La7, ha clamorosamente precisato: «Ho anche qualche notizia» sul viaggio a Mosca di Berlusconi per raggiungere una tregua in Ucraina. Feltri è un giornalista di lungo corso. Ha fondato un quotidiano di successo come Libero. Ha rilanciato giornali in difficoltà o sull’orlo della chiusura come Il Giornale, L’Indipendente, L’Europeo.
Non ha rivelato la fonte, ma l’operazione avrebbe una logica. L’ex presidente del Consiglio, che in passato ha incontrato più volte il presidente russo, ha svolto quel discorso filo putiniano nella riunione con i parlamentari di Forza Italia alla Camera non parlando dell’obiettivo ambizioso di una tregua in Ucraina, di far tacere le armi. L’intervento (registrato e reso pubblico da un anonimo) ha perfino rischiato di affossare l’accordo di governo con Giorgia Meloni.
I toni sono stati forti, fortissimi. Il presidente di Forza Italia, evidentemente con il traguardo della tregua in mente, ha descritto arditamente il presidente russo come «uomo di pace». Ha definito se stesso «il primo dei suoi cinque veri amici». Ha rivelato di aver ricevuto dallo “zar” «20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima» per il suo compleanno. E l’ex presidente del Consiglio ha ricambiato il regalo con delle bottiglie di Lambrusco «e con una lettera altrettanto dolce».
Appena sei mesi fa la situazione era del tutto diversa. Berlusconi ad aprile aveva decisamente condannato l’aggressione russa dell’Ucraina. Si diceva «profondamente deluso e addolorato dal comportamento di Vladimir Putin». Il cambio di atteggiamento sembra dovuto anche a motivi personali: Berlusconi pare che ad aprile abbia fatto una decina di telefonate a Putin però senza mai ricevere risposta, mentre adesso sembra aver ristabilito un rapporto forte.
La sortita ha scatenato una rissa, ancora non del tutto superata, con la presidente di Fratelli d’Italia ora diventata presidente del Consiglio di un governo di destra-centro (l’alleanza che ha vinto le elezioni politiche del 25 settembre). Giorgia Meloni ha ribadito il pieno sostegno alla Nato, all’Unione Europea e all’Ucraina impegnata a respingere l’invasione russa. Berlusconi ha replicato di essere atlantista da sempre ma di perseguire il dialogo con la Federazione Russa.
Il rapporto stretto ripristinato dal presidente di Forza Italia con Putin potrebbe portare a una tregua. Sarebbe un risultato incredibile, finora è sfuggito a eccezionali mediatori come Papa Francesco e come il presidente turco Erdogan. La tregua sembra un obiettivo difficilissimo. Berlusconi mercoledì 26 ottobre, tornato al Senato dopo 9 anni, ha annunciato la fiducia di Forza Italia al governo Meloni, non ha parlato di un suo viaggio a Mosca. Però ha insistito sulla necessità di costruire la pace in Ucraina in sintonia con gli alleati occidentali. Ha ricordato «il miracolo» dell’accordo del 2002 a Pratica di Mare, quando su sua iniziativa da presidente del Consiglio il G7 divenne G8 con l’adesione della Federazione Russa.
Il presidente americano Bush e quello russo Putin si strinsero la mano stabilendo anni di collaborazione pacifica senza guerre. Poi alla cooperazione pacifica tra Washington e Mosca prima subentrò una strana freddezza, poi una ostilità per arrivare ora quasi a un pericolosissimo stato di guerra: gli Stati Uniti sostengono fortemente l’Ucraina per difendersi dall’attacco russo. Dal 24 febbraio, data dell’invasione di Mosca, c’è un impegno sempre maggiore di Biden e dei paesi occidentali verso Zelensky con l’invio di armi e di aiuti umanitari. In più ci sono le sanzioni decise contro la Russia.
Finora sono falliti tutti i tentativi per arrivare a una tregua e, quindi, a una pace. Forse potrebbe prodigarsi nell’impresa anche l’ex presidente del Consiglio che, nel nuovo non brillantissimo governo Meloni, ha ottenuto ben poco.