Stop alle armi all’Ucraina. La “guerriglia” è già cominciata. Il governo Meloni è nato da appena pochi giorni e la presidente del Consiglio già deve affrontare la “guerriglia” di Berlusconi e Salvini.
Il presidente di Forza Italia colpisce soprattutto sulla politica estera. Il Cavaliere ne “La grande tempesta”, un libro di Bruno Vespa, dà a sorpresa la sua soluzione per il cessate il fuoco: stop alle armi all’Ucraina ma con la promessa a Kiev di centinaia di miliardi di dollari per la ricostruzione: così «Zelensky, forse potrebbe accettare di sedersi al tavolo per una trattativa». In questo caso si tratta di una affermazione ben ponderata dell’ex presidente del Consiglio e non di un audio registrato da una mano ignota durante il discorso a porte chiuse svolto da Berlusconi in una riunione con i parlamentari di Forza Italia (rischiò di far saltare il governo di destra-centro).
La “guerriglia” di Salvini, invece, è a tutto campo. Il vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture a sorpresa ha chiesto di elevare l’uso del contante fino a 10.000 euro, di scegliere quota 102 per il pensionamento anticipato, di costruire il Ponte sullo Stretto di Messina, di modificare il reddito di cittadinanza, di cancellare la decisione europea dello stop alla costruzione di auto a benzina e diesel dal 2035. Il segretario della Lega, in più, ha rilanciato la necessità di una “frenata” sulle sanzioni economiche alla Russia. Niente stop alle armi all’Ucraina, almeno per adesso.
Niente male. Berlusconi e Salvini, i due alleati di governo, fanno già traballare l’esecutivo. Dall’interno del governo praticano quasi una politica di opposizione. Vogliono distinguersi da Giorgia Meloni, cercano uno spazio politico determinante. Forse sono impensieriti dai consensi in netto calo per Forza Italia e per la Lega mentre quelli per la presidente del Consiglio e per Fratelli d’Italia crescono nei sondaggi anche rispetto a quelli ottenuti nelle elezioni politiche del 25 settembre.
In ogni caso la “guerriglia” di Berlusconi e Salvini è molto più pericolosa degli attacchi delle opposizioni in grande difficoltà: Pd, M5S, terzo polo e sinistra sono frastornati dalla sconfitta elettorale e non riescono a costruire una alternativa credibile al ministero di destra-centro.
Giorgia Meloni per ora non ha replicato pubblicamente alla “guerriglia”. Il tam-tam di Montecitorio la descrive infuriata e troppo impegnata nell’affrontare i gravi problemi di politica interna (soprattutto le bollette salate del gas e della corrente elettrica) e di politica internazionale (deve smentire sul campo i dubbi americani ed europei di lealtà atlantica nella guerra tra Russia e Ucraina). Certo non potrà sopportare a lungo i colpi di Berlusconi e Salvini. I due alleati di governo effettuano incursioni quasi da presidenti del Consiglio ombra. Alla lunga la Meloni rischia la delegittimazione. Comunque è allerta. La presidente del Consiglio nel chiedere il voto di fiducia alla Camera, dopo aver elencato i tanti e gravi problemi d’Italia, ha scandito: «Il coraggio di certo non ci difetta».