“De iniustitiae execratione”. Già il titolo in latino del nuovo libro di Otello Lupacchini (Città del Sole Edizioni) dice molto. La giustizia molte volte non fa giustizia, occorre voltare pagina.
L’autore, magistrato in pensione e giusfilosofo, scava sui mali della giustizia, lui stesso si è sentito colpito in prima persona. Lupacchini ha sottolineato parlando del suo libro: «Non è uno sfogo» e «nulla deve restare nascosto».
Lupacchini, magistrato protagonista di rilevanti inchieste giudiziarie come quella contro la banda della Magliana e quelle contro il terrorismo (omicidio del Pm Amato, del banchiere Calvi, del generale Ray Hunt, del professor D’Antona) è stato condannato dalla commissione disciplinare del Csm per aver denigrato e delegittimato il procuratore capo di Catanzato Nicola Gratteri a causa di alcune dichiarazioni critiche verso una sua inchiesta rilasciate in una intervista televisiva. Gratteri, protagonista di inchieste importanti contro la criminalità organizzata in Calabria, in passato ha avanzato pesanti accuse anche verso la magistratura.
Del volume e del tema giustizia si discute oggi, 14 novembre, su Radio Radicale. Viene presentato il libro di Lupacchini. Dalle ore 18 Umberto Baccolo ed Elisa Torresin dialogheranno con l’autore. Seguirà una discussione. Il dibattito si potrà seguire in diretta streaming sulla web tv di Radio Radicale, su AracneTv e su Facebook sulle pagine Umberto Baccolo, Folsom Prison Blues e Sbarre di zucchero.
Il libro, precisa un comunicato stampa, tratta del procedimento disciplinare subito da Lupacchini davanti al Csm con l’accusa «di aver criticato l’evanescenza delle inchieste di Gratteri». Per questo procedimento, Lupacchini ha subito, al termine di una carriera brillante, un trasferimento da Catanzaro a Torino, è stato retrocesso da Procuratore Generale a Sostituto e ha perso tre mesi di anzianità. La Cassazione, pur di non entrare nel merito della vicenda, «ha dichiarato decaduta la sentenza -sostiene la nota stampa- concludendo quindi l’intera vicenda con un nulla di fatto, dopo tanto rumore: come se avessero scherzato per 4 anni».
La vicenda è «una grande ingiustizia ed una storia assurda». Sarà il punto di partenza di una discussione su Radio Radicale «su come l’Italia sia ostaggio oggi di una Giustizia usata spesso per colpire i propri nemici ideologici o per ragioni carrieristiche e mediatiche all’insegna del populismo penale». Sullo sfondo c’è una guerra tra garantismo e giustizialismo che spesso si traduce in una lotta tra politica e magistratura. Tutto ciò porta a conseguenze drammatiche come un eccesso inquietante dell’utilizzo delle custodie cautelari in carcere, una spettacolarizzazione delle inchieste con gogne mediatiche che travolgono la vita di persone condannate in anticipo dalla stampa solo perché indagate, distruggendone la reputazione per sempre, anche quando poi vengono assolte.