Sarà difficile un nuovo corale sì del Parlamento all’invio di armi all’Ucraina. Il pacifismo può portare alla fine della guerra ma può anche essere una clava per colpire gli avversari politici. Per colpire pure il vicino, il compagno di sinistra. In alcuni casi si tratta di un vicino diventato più avversario che compagno. Sabato 5 novembre 2022 è una data che sarà ricordata nella storia della sinistra italiana.
Enrico Letta, segretario uscente del Pd, il più importante partito della sinistra italiana, tra offese e insulti è scaraventato ai margini della manifestazione per la pace in Ucraina: circa 100.000 persone convenute a piazza San Giovanni a Roma su invito delle forze di sinistra, dei movimenti cattolici, della Cgil, dei cinquestelle. Il risultato è clamoroso: Letta è strapazzato e Giuseppe Conte, presidente del M5S, è il trionfante padrone della piazza.
Progressivamente il segretario democratico si becca dai partecipanti al corteo, vecchi e giovani, inviti ben poco gentili: da «vattene» a «cambia rotta». Piovono anche insulti tanto gravi quanto strampalati come «fascista» e «guerrafondaio». Non mancano perfino le parolacce. Letta paga la scelta di aver voluto aiutare pienamente l’Ucraina a difendersi dall’invasione russa.
Timidamente tenta di reagire alle provocazioni di diversi manifestanti, è emarginato. Solo un abbraccio con il segretario della Cgil Landini lo consola un po’. Ai cronisti dice: «La pace vuol dire difendere l’Ucraina». Con un giornalista di Fanpage.it cerca di smussare le contestazioni: «È naturale che ci siano tante idee diverse».
Conte invece è trionfante. Riceve applausi, sorrisi, complimenti, incitamenti. Si abbraccia con Landini. Usa il pacifismo come una clava. A piazza San Giovanni si vedono striscioni e partono grida dal sapore antico: «Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia». Alla contemporanea manifestazione per la pace organizzata dal Terzo polo di Calenda-Renzi obietta: «L’altra piazza di Milano non ho capito se è per la pace e per la guerra». Al ministro della Difesa Crosetto intima di «non azzardarsi a mandare altre armi all’Ucraina senza passare per il Parlamento».
l presidente grillino non ce l’ha solo con Crosetto e con il tandem Calenda-Renzi ma anche con Letta, mai citato. Di fatto ce l’ha con Enrico Letta atlantista ed europeista, il più convinto sostenitore del pro occidentale Mario Draghi, della cosiddetta “agenda Draghi” come programma di governo.
Il segretario del Pd paga lo scotto della sconfitta alle elezioni politiche del 25 settembre. Paga il prezzo delle tante oscillazioni: prima teorizza “l’alleanza strategica” con i cinquestelle, poi rompe l’intesa senza appello con l’accusa di aver causato (in concorso con la Lega e Forza Italia) la caduta dell’esecutivo del tecnico Draghi, infine ripiega verso il riavvicinamento con il M5S. La manifestazione comune per la pace in piazza San Giovanni avrebbe dovuto essere l’occasione per la definitiva riappacificazione. Non a caso Letta sceglie di andare a Roma e non a Milano, al raduno del Terzo polo. Invece arriva il patatrac.
La manifestazione di piazza San Giovanni per la pace si trasforma in un braccio di ferro per l’egemonia sulla sinistra e la sfida la vince Conte. Il presidente del M5S ha perso le elezioni come Letta, ha approvato tutti i decreti in Parlamento per l’invio delle armi all’Ucraina, da presidente del Consiglio ha accettato di alzare (su invito degli Stati Uniti) il bilancio della Difesa al 2% del Pil (Prodotto interno lordo). Ma ha avuto l’abilità di superare errori e passi falsi con due mosse popolari: 1) la difesa del reddito di cittadinanza arricchito con la richiesta di un potenziamento; 2) la totale conversione al pacifismo per arrivare a una rapida tregua in Ucraina.
Il M5S quando nel 2018 stravinse le elezioni con il 32% dei voti era un movimento populista di protesta rosso-nero, miscelava elementi anti sistema di sinistra e di destra. Nelle elezioni del 25 settembre ha dimezzato i voti perdendo quelli di destra in favore di Fratelli d’Italia e della Lega. Adesso Conte alza la bandiera del pacisfismo, tenta il colpo del rilancio a sinistra, impossessandosi dei consensi del Pd. L’operazione sembra riuscire: i cinquestelle, secondo i sondaggi elettorali, supererebbero i democratici diventando il secondo partito italiano alle spalle di Fratelli d’Italia. Sarebbe l’operazione non riuscita a Letta.