Vengono i brividi. Riappare l’incubo del terrorismo. Susanna Schelin, 44 anni, addetta diplomatica all’ambasciata italiana ad Atene, ha rischiato di saltare in aria assieme alla sua famiglia.
Mani ignote hanno dato fuoco verso le 4 di notte alla sua auto parcheggiata vicino a casa sua ad Atene. La vettura in fiamme è esplosa. Antonio Tajani ha commentato: «È salva per miracolo». Il ministro degli Esteri ha spiegato il perché: per fortuna non è esplosa una molotov piazzata sotto un’altra macchina della diplomatica «vicina all’impianto del gas che è sotto la camera da letto della sua famiglia».
Susanna Schelin, sorella della più famosa Elly, candidata alla segreteria del Pd, è scossa. Non ha idea di chi possa aver realizzato l’attentato. Si affida alle indagini della magistratura greca e di quella italiana. Confida: «Ora dobbiamo guardare avanti e non avere paura».
Non c’è stata alcuna rivendicazione finora. Per adesso circolano solo ipotesi su chi e perché ha appiccato l’incendio. Gli investigatori greci sembra che seguano una pista anarchica. Giorgia Meloni, molto preoccupata, esprime la piena solidarietà a Susanna Schelin e alla sua famiglia. La presidente del Consiglio aggiunge: l’attentato sarebbe «di probabile matrice anarchica».
Sia il governo di destra-centro sia le opposizioni centriste e delle varie sinistre sono in allarme. L’attentato potrebbe essere collegato alle proteste contro la detenzione di Alfredo Cospito, l’anarchico in prigione con il regime del 41 bis (il carcere duro previsto per i mafiosi e i terroristi). Cospito, che rischia l’ergastolo, ha attuato e attua uno sciopero della fame contro il regime carcerario del 41 bis. Ha anche avanzato un ricorso. Lunedì 5 dicembre si è difeso nell’udienza ad alta tensione al processo di appello bis davanti alla corte di Assise di Torino. In molti paesi sono scattate mobilitazioni e proteste in favore dell’anarchico italiano. Le manifestazioni si sono svolte anche in Grecia, un volantinaggio di protesta si è snodato anche davanti l’ambasciata italiana ad Atene.
Certo vengono i brividi quando si sente parlare di bombe attribuite agli anarchici. Nel dicembre del 1969 un gravissimo attentato terroristico a Milano causò 12 morti e 98 feriti. Una bomba esplose nell’agenzia della Banca Nazionale dell’Agricoltura piena di clienti. La responsabilità della strage all’inizio fu attribuita all’estremismo anarchico, ma quella pista si rivelò sbagliata. Cominciò l’era della cosiddetta “strategia della tensione”.
Un fatto è sicuro: si creò un clima insurrezionale contro lo Stato democratico. L’Italia per tutti gli anni Settanta e parte degli anni Ottanta fu funestata da grandi lutti provocati dal terrorismo nero e rosso. Quasi ogni giorno si contava un attentato con morti e feriti: furono assassinati e gambizzati poliziotti, magistrati, dirigenti d’azienda, professori di diritto del lavoro, giornalisti. Il culmine dell’attacco al “cuore dello Stato” (come si diceva allora) fu raggiunto nel 1978 con l’uccisione del presidente della Dc Aldo Moro e della sua scorta da parte delle Brigate Rosse. Furono uccisi uomini dello Stato e riformisti come il professor Ezio Tarantelli, trucidato nel 1985, autore del Patto antinflazione realizzato dal governo Craxi.
In Italia ogni cambiamento di fase politica ha avuto dei misteriosi contraccolpi di violenza: il centro-sinistra col Psi al governo fece scattare il tentativo di colpo di Stato del piano Solo; l’unità nazionale con il Pci nella maggioranza innescò gli attentati delle Br; la morte della Prima Repubblica avvenne sotto i colpi simultanei di Tangentopoli e delle stragi mafiose (le vittime più illustri furono i magistrati Falcone e Borsellino). Adesso con l’esordio del governo Meloni di destra-centro appare un attentato. Strano. Forse è solo un caso. Per fortuna non ci sono vittime.