“Psicoanalisi tra arte, scienza e società”. È il titolo del convegno che si è svolto nei giorni scorsi (27-28 gennaio) nella Sala della Protomoteca in Campidoglio per celebrare il cinquantesimo anno dalla nascita dello Spazio Psicoanalitico. Il titolo è la sintesi di un intero progetto, quello di mettere la psicoanalisi al servizio della complessità del mondo di oggi, calando l’individuo e il suo disagio psichico all’interno delle diverse realtà sociali.
Fu questa una delle principali ragioni che portarono alla nascita de “Lo Spazio Psicoanalitico”, associazione fondata nel 1972 da Paolo Perrotti, in stretta collaborazione con Cesare Musatti e Adriano Ossicini. Ma non solo, la promozione sociale della salute mentale da estendere anche alle classi meno agiate fu da subito l’obiettivo da perseguire, con rigore scientifico, studio, approfondimento e l’utilizzo del linguaggio artistico quale strumento di conoscenza e analisi sociale.
Coniugare quindi la psicoanalisi con la scienza, l’arte e la società. Cinema, teatro, letteratura, storia delle religioni, storia dell’arte, linguistica: le armi a sostegno della psicoanalisi per analizzare il “male di vivere” individuale e di gruppo. A 50 anni di distanza il convegno è stato un’occasione di riflessione sulle motivazioni di questa iniziativa e sui temi più importanti oggetto ancora oggi dell’attività teorica e clinica del centro.
Lo Spazio Psicoanalitico, così come nacque negli anni Settanta del secolo scorso per intuizione di Perrotti, ha come fine la promozione dell’attività di ricerca, di studio, di divulgazione e di formazione nel campo della psicoanalisi e degli ambiti culturali a essa collegati, in particolare le scienze umane e sociali, in collaborazione scientifica con università e istituti internazionali e nazionali. Fra le priorità dello Spazio c’è più che mai l’attenzione alle contraddizioni sociali e la riflessione sugli specifici strumenti che la psicoanalisi offre per l’interpretazione e la comprensione delle condizioni psicologiche connesse a tali contraddizioni.
Da questa idea e come conseguenza pratica di tale riflessione, circa 20 anni dopo nacquero i Laboratori psicoanalitici, centri clinici sul territorio rivolti a strati più vasti della popolazione, al fine di stabilire un rapporto stretto con la realtà sociale urbana e creando uno spazio fisico dove coltivare il pensiero psicoanalitico con un’attenzione specifica alla persona e ai fenomeni di gruppo. L’attività trentennale dei Laboratori, secondo l’ispirazione dello stesso Perrotti, oltre ad offrire psicoterapia a costi accessibili, sfatando il mito che la psicoanalisi sia uno strumento sofisticato rivolto per lo più alle classi più agiate, realizzano attività culturali e sociali rivolte alla comunità locale.
I Laboratori di Roma, sei in diversi quartieri della città, ospitano mostre di pittura e fotografia, realizzano incontri sulla fiaba, ospitano attività teatrali e musicali e danno spazio al cinema. E così da un’idea geniale di 50 anni fa il cerchio si chiude e la psicoanalisi da fatto privato diventa anche fatto sociale.
Ma come può il linguaggio artistico diventare strumento utile all’indagine psicoanalitica? La spiegazione nell’intervento di Gian Paolo Sammarco “L’arte nello Spazio”: «Nello Spazio l’arte ha sempre trovato un posto speciale… non è tanto l’espressione, sul piano cosciente, di una storia, il lasciarci coinvolgere in un’opera, in uno spazio ed un tempo precisi, che rendono sublime la nostra esperienza, quanto elementi profondi che si manifestano nell’inconscio dell’artista, che vengono rappresentati in forme sublimi e che risuonano nel nostro inconscio, evocati a livello sensoriale, arcaico, protomentale… È attraverso un’opera e il suo linguaggio che giungiamo al pensiero. Ed è attraverso la nostra esperienza del sublime che finiamo col parlarne, bisognosi di condividere una partecipazione finora solo, apparentemente, intima e personale».
Dal 1994 Lo Spazio promuove una scuola di formazione in psicoterapia psicoanalitica, riconosciuta dal Miur, che ha formato nel corso degli anni oltre 120 psicoterapeuti. La Scuola si caratterizza per una forte vocazione alla creazione di gruppi di lavoro e allo scambio tra docenti e allievi e per l’intenzione di contenere i costi della formazione in modo da favorire l’accesso alla professione di psicoterapeuta, mantenendo un’attenzione al rigore psicoanalitico.
L’esigenza di pensare con ‘ottica psicoanalitica’ i processi mentali dell’individuo collegandoli al contesto dei vari gruppi in cui questi si trova a vivere la sua vita e alle condizioni della società nel suo insieme, ha portato Lo Spazio Psicoanalitico a essere uno dei primi centri in Italia in cui sono stati attivati gruppi terapeutici a orientamento psicoanalitico.