Astensionismo, i coccodrilli
non hanno più lacrime

«Il dato sull’astensione è preoccupante… bisognerà fare qualcosa… è necessario che la politica si interroghi… i partiti devono cambiare… occorre una profonda riflessione…». Candidati eletti, candidati “trombati”, coalizioni vincitrici, coalizioni perdenti, partiti che fanno il pieno di consensi, partiti che si assottigliano, partiti che tengono botta, praticamente nessuno si astiene da commentare il dato più eclatante di questa tornata elettorale in Lombardia e nel Lazio dove è stato toccato il gradino più basso che misura l’apprezzamento verso la politica, i politici, i partiti da parte dei cittadini.

Astensione, Un seggio elettorale a Roma

Un seggio elettorale a Roma

Il 60 per cento degli aventi diritto non ha votato. Frasi di circostanza alle quali si ricorre alla conclusione di ogni elezione amministrativa, politica, europea. Peccato che ormai anche i coccodrilli non hanno più lacrime, e noi cittadini abbiamo fatto il callo anche all’ennesimo atto di contrizione davanti alle telecamere.

Eppure c’è ancora chi si esalta per una vittoria di Pirro, e di quel 60 per cento che ha scelto di non voler scegliere, per dirla alla Rossella O’Hara “Dopotutto domani è un altro giorno”. Di certo il dato sull’affluenza alle urne diverrà lentamente un argomento secondario… fino alle prossime elezioni.

Ma quali sono le cause di tanta disaffezione? Sicuramente un peso non indifferente è rappresentato dagli uomini chiamati a rappresentarci, quasi tutti indefiniti, senza carisma, praticamente impiegati della politica.

A destra, e lasciamo da parte Berlusconi e Salvini che si barcamenano per non crollare, c’è una Meloni che, senza entrare nel merito delle sue capacità, è almeno in grado di calcare la scena… Renzi e Calenda sono ex prime donne relegate al ruolo di comparsa che non riescono a decidere su quale palcoscenico è meglio recitare la loro parte in commedia…

Astensione, Enrico Letta

Enrico Letta

Ma la sorpresa più grande è quella di un Pd che esulta per non essere precipitato e si esalta: «Restiamo la maggiore forza di opposizione», come dire, contenti loro…

È un partito che si autodistrugge di mese in mese, di giorno in giorno, un partito allo sbando che impiega mesi e mesi per fare un congresso, che dibatte di campo largo e campo stretto ma che non dialoga più con la gente, non ne percepisce i bisogni, ormai assuefatto al potere, ai salotti “bene” e alle comparsate televisive. Leader che non sono leader e che non lo saranno mai… Il peggio è che non si vede nessun lumicino in fondo a quel tunnel, mentre è proprio il Partito Democratico che dovrebbe avviare una seria e profonda riflessione sui dati dell’astensionismo, perché, probabilmente, questa volta in gran parte è proprio “Lui” ad essere la vittima maggiore della disaffezione… A proposito qualcuno ha notizie sul prossimo congresso…