A sinistra è nata una nuova coppia politica, quella formata dalla neosegretaria dem Elly Schlein e dal presidente del M5S Giuseppe Conte. I due hanno fatto la loro prima apparizione pubblica sabato al corteo antifascista di Firenze organizzato dalla Cgil in seguito al pestaggio di alcuni studenti di sinistra davanti al liceo Michelangiolo.
Una manifestazione-simbolo, quella di Firenze, con tutte le sigle della sinistra in prima fila e una simbolica foto a tre (Schlein-Conte-Landini) accompagnata dalla promessa di «lavorare assieme in Parlamento e fuori per far crescere l’opposizione al governo».
Quarantamila presenti (secondo la CGIL), coreografia da grande evento sulle note di Bella Ciao e passerella facile-facile per l’esordio da segretaria di Elly Schlein. Tanti sorrisi a favore di telecamere e poche parole di circostanza, in linea con “il cambiamento” dem e lo spostamento a sinistra anticipato dalla Schlein subito dopo l’inattesa elezione: «Sono molto felice che ci sia qui una grande delegazione del Partito democratico, che ci sia qui il Movimento cinque Stelle, che ci siano qui altre forze civiche e della sinistra ecologista, credo che sia un bel segnale che su alcune battaglie fondamentali, come abbiamo sempre detto, noi dobbiamo lavorare insieme sia in Parlamento che nel Paese, per organizzare una opposizione. Noi ci saremo…».
Belle parole, certo. Perfette per galvanizzare un partito in crisi d’identità e in calo di consensi. Ma basterà il nuovo clima a risolvere i problemi del Nazareno? Riuscirà la neosegretaria a regolare i conti con le fazioni interne e a smantellare il paralizzante sistema di potere costruito dai capicorrente? Senza sottovalutare, poi, le incognite legate al riavvicinamento con Cinquestelle. Perché un ticket d’opposizione con Conte ha un limite evidente: la concorrenza tra due partiti che pescano nello stesso bacino elettorale.
Come è apparso chiaro già sabato a Firenze, in politica interna i toni massimalisti e radicali del Pd targato Schlein potranno essere gli stessi dei Cinquestelle, ma resta da vedere quale sarà la linea Schlein in politica estera. La nuova segretaria raccoglierà il testimone “atlantista” da Enrico Letta? O abbraccerà la linea pacifista grillina?
Dulcis in fundo c’è da considerare che Schlein e Conte sembrano antropologicamente agli antipodi e quindi rappresentano effettivamente una “strana coppia”. Come risulta evidente dando uno sguardo alle rispettive biografie. L’“avvocato del popolo” Giuseppe Conte, nativo della provincia pugliese, devoto di Padre Pio, è entrato in politica per “nomina” Salvini-Di Maio e direttamente dal portone di Palazzo Chigi, dove ha guidato due governi con maggioranze opposte, prima di oscurare Grillo e mettere il M5S in concorrenza con il Pd.
Pedigree da “gauche caviar” invece quello di Elly Schlein. Nata e cresciuta in Svizzera, da padre professore universitario americano e madre giurista italiana figlia di un senatore socialista, la neosegretaria Pd vanta anche una cittadinanza Usa. Dove ha cominciato a fare politica partecipando come volontaria alle due campagne elettorali che portarono Barack Obama alla Casa Bianca. Tornata in Italia, ha cavalcato subito l’antirenzismo di Occupy Pd. Linea movimentista che nel 2014 la porterà al Parlamento europeo senza nemmeno la tessera Dem.
La prima donna arrivata alla guida del Nazareno è anche la prima donna dichiaratamente pansessuale e capo di un partito italiano. In perfetta antitesi politica e culturale con Giorgia Meloni, la premier di destra che non smette di ribadire il suo credo nei valori cristiani e nella famiglia tradizionale. Il problema è vedere se tutto questo basterà alla neosegretaria dem per rimettere in carreggiata un partito a pezzi come il Pd.