Sarà un esodo. Vero. I servizi di sicurezza (quelli che abitualmente chiamiamo “segreti”) annunciano prossimi esodi di massa dalle coste africane, in particolare da quelle di uno Stato che non è più uno Stato, la Libia: almeno 700mila persone pronte a riversarsi in Europa.
Da credere che sia un’avanguardia. Ben prima dei “servizi segreti” tutte le agenzie che si occupano di fame, assistenza internazionale, clima, ecc., hanno stimato in decine di milioni di esseri, la “massa” che avrebbe lasciato, entro il 2045-50 il loro paese, le loro terre, per riversarsi in Europa. La capacità di “lettura” di quello che sarebbe accaduto ed accade è data da quella “semplice” frase di Marco Pannella che risale agli anni ’80 del secolo scorso: «O ci occupiamo dell’Africa, o sarà l’Africa ad occuparsi di noi».
In quegli anni venne guardato con sorridente ironia e sarcasmo, incompreso, perfino deriso. Ora ci siamo. Ma ancora – è di tutta evidenza – non si comprende, non si vuole comprendere, non si sa comprendere – la reale portata del fenomeno e come farvi fronte. A Roma, chi oggi sgoverna, ma anche chi oggi si candida a essere una possibile alternativa. E anche a Bruxelles e nelle cancellerie d’Europa. È in Africa che si gioca la partita decisiva: Cina, Russia, forse Stati Uniti d’America, gli attori/antagonisti, con il contorno anche di gruppi terroristici e di fanatici al seguito. Quei milioni di disperati sono i “fanti” in quella enorme e drammatica scacchiera.
Partito Democratico: l’accordo obbligato. Chissà se è vero che ai gazebo per Elly Schlein si sono riversati in massa voti di grillini o altro. Chi li ha certificati, quei voti, e che tipo di studi e rilevamenti sono stati fatti? Ad ogni modo, una buona parte dei dirigenti del PD, da Dario Franceschini a Enrico Letta, da Giuseppe Provenzano a Francesco Boccia, da Nicola Zingaretti a Goffredo Bettini, si erano pronunciati per lei. Forse hanno fiutato il vento, forse per loro giochi interni, però Schlein era la loro opzione. I risultati concreti al di là delle percentuali, dicono che Elly ha superato Bonaccini di appena 30mila voti. Un PD insomma diviso a metà. Ovvio, perfino naturale, che ora le due parti si “attovaglino”. L’”unità”, è la parola d’ordine. Peccato solo che servirebbe, piuttosto, “l’unione” (non è questione semantica).
La risata antitotalitaria. 28 ottobre 1944. Benedetto Croce assiste alla proiezione de “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin. Tutti i gusti sono legittimi e rispettabili, ma di tutta evidenza Croce mastica poco di cinema. Nei suoi “Taccuini di guerra” annota: «Mi è parso poco felice artisticamente, e certo ora inopportuno, perché non si riesce ora a ridere né dello stolto e delittuoso Mussolini, né del fanatico feroce e distruttore Hitler».
Qualcosa di simile, molti anni dopo, accade a un altro grande regista (e non solo): Mel Brooks. È l’autore di “Per favore, non toccare le vecchiette”. Nella sua biografia (“Tutto su di me!”), annota: «Costituì il mio primo affondo polemico nei confronti di Hitler…ricevetti un centinaio di lettere da rabbini, studenti, studiosi e rappresentanti della comunità ebraica che si mostrarono molto arrabbiati con me. Io risposi a ciascuno di loro cercando di spiegare che non si può sconfiggere Hitler e la sua ideologia discutendone e lamentadosene, ma rendendoli ridicoli. E che il mio lavoro era consistito proprio in quello».
Si guardino gli spezzoni dei filmati che mostrano l’incoronazione di Xi Jinping, il suo terzo mandato votato da un’impassibile assemblea enorme e unanime. Oppure certi filmati con Putin e la sua corte di tagliagole. Ne rideremo un giorno, come per l’allora osannato Mussolini e le sue smorfie a palazzo Venezia? C’è qualcuno oggi come Chaplin (per la sua parodia, studia per ore e ore la parlata e gestualità di Hitler), che “analizza” Putin e Xi? C’è un Brooks al lavoro? Noi oggi si ride del presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden quando scivola sulle scalette dell’aereo. Lo possiamo fare, ci sono telecamere impietose che lo riprendono, televisioni che mostrano quelle immagini.
Non vedremo mai Putin o Xi scivolare, delle loro cadute non possiamo ridere: né noi, tantomeno i russi e i cinesi. La risata liberatoria. Quello di cui ogni dittatore deve avere (e ha) paura.
Appena un trafiletto, solo su “Avvenire”… Una detenuta di 47 anni, italiana, è stata trovata senza vita ieri mattina in una cella del reparto femminile del carcere di Rebibbia a Roma. Secondo quanto si apprende, la donna, con pregressi problemi di tossicodipendenza, si trovava in carcere da tre giorni in isolamento sanitario in base alle norme sul Covid-19. La quarantasettenne avrebbe accusato martedì un malore e, dopo essere stata visitata in serata dal medico, sarebbe stata ritrovata poche ore dopo priva di vita nel suo letto. La donna era stata arrestata per non aver rispettato la misura dell’obbligo di firma a cui era stata sottoposta. Aperto un fascicolo di indagine e disposto l’autopsia per accertare le cause del decesso.
“La costanza della ragione” è il titolo di un romanzo di Vasco Pratolini, autore che meriterebbe d’essere ri/scoperto. Lo ha scritto nel 1962. Si può fare anche un passo indietro, “navigare” in quel grande oceano che è Luigi Pirandello. Le parole di Paolino, il protagonista de “L’uomo, la bestia e la virtù”, uno dei suoi ultimi lavori teatrali: “fotografia” di una società che sembra aver smarrito il necessario rigore etico. Pirandello vede la stagione gloriosa del Risorgimento letteralmente travolta dal mare della corruzione di cui lo scandalo della Banca Romana è l’epifenomeno: «Diluviava il fango; e pareva che tutte le cloache della città si fossero scaricate e che la nuova vita nazionale della terza Roma dovesse affogare in quella torbida fetida alluvione di melma, su cui svolazzavano stridendo, neri uccellacci, il sospetto e la calunnia? Era la bancarotta del patriottismo, perdio!». Tuttavia, c’è ancora un margine che consente di dire che non tutto è perso; uno spiraglio attraverso il quale emerge appunto il “rigore etico”, un “sentire” imperativo: quello della costanza e della fedeltà a certi valori. Un qualcosa fatto anche di piccole quotidiane cose, senza esser preda dell’assillo di ciò che può fare “notizia”. Una goccia che erode la roccia. Comporta e richiede (è sempre Pirandello, prendetevela con lui) la sapienza del discernimento, la capacità dell’attesa, il controllo della ragione: il cemento necessario per la costruzione di qualunque edificio: «Quando tu, in una parola, vivrai senza la vita, penserai senza un pensiero, sentirai senza cuore, allora tu non saprai che fare: sarai un viandante senza casa, un uccello senza nido».
Per tornare a Pratolini: “la costanza della ragione” è da intendere come il ragionare, ma anche la consapevolezza di aver ragione anche quando tutto dice il contrario. Ottimo contravveleno anche per i giorni dell’oggi.
Tutto sommato sintesi di un buon programma: politico, civile, umano. Beninteso: anche il suo contrario, “la ragione della costanza”.