L’Iran fa sempre meno “notizia”. La generosa lotta nonviolenta di donne, studenti, di un intero popolo contro il regime oscurantista che lo opprime, almeno per quello che riguarda i mezzi di comunicazione italiani, è completamente scomparsa. C’era da aspettarselo. È accaduto per i curdi, i tibetani, i rohingya, una quantità di altri popoli oppressi e in lotta per i loro diritti. In Iran non accade più nulla che meriti la nostra attenzione, secondo quanto decreta chi confeziona la maggior parte dei giornali e dei telegiornali.
Del resto sporadici, frammentari, spesso perfino svogliati, sono anche i servizi relativi alla guerra in corso in Ucraina. Vladimir Putin e la sua corte si rendono responsabili ogni giorno di crimini orrendi, ma in TV e sui giornali si presta maggior attenzione ai litigi di un Carlo Calenda e un Matteo Renzi, o al fatto che all’incoronazione di Carlo assisterà anche il figlio cadetto, ma senza la moglie, e questo costituisce un problema per il cerimoniale che non sa bene dove collocarlo. In compenso sappiamo che il fratello si limiterà a salutarlo con un laconico “Hellò”. Roba forte, insomma.
Le opinioni di chi scarabocchia questa nota sono stellarmente lontane da quelle del professor Alessandro Orsini, lo studioso che su Cartabianca e Il Fatto esprime il suo modo di vedere quello che accade in Ucraina. Proprio per questa stellare lontananza, cerco di leggerlo ogni volta.
Qualche giorno fa, su Il Fatto, il professore ha pubblicato un articolo intitolato: “Noi occidentali manipolati per continuare la guerra”. Come si fa a non leggere chi ci spiega della manipolazione di cui siamo vittime?
A un certo punto, il professore scrive: «Prendiamo il caso dei detenuti utilizzati dal gruppo Wagner. Secondo i manipolatori italiani, la Russia usa i detenuti perché ha un esercito ridicolo. Le cose stanno diversamente. Terminati i detenuti, Putin userà le truppe regolari al posto loro. Gli ucraini non usano i detenuti. Quindi il vantaggio è per i generali russi che hanno mandato incontro a morte certa i meno addestrati, a differenza degli ucraini che, a Bakhmut e non soltanto, hanno perso ottimi soldati. È sufficiente ricorrere alla logica: se un soldato deve prendere un proiettile in testa dopo dieci minuti dall’inizio della mischia è meglio che sia poco addestrato giacché la perdita diventa meno onerosa per lo Stato che gli ha dato soltanto sei mesi di stipendio prima di spedirlo all’altro mondo riducendo le bocche da sfamare in carcere…».
Ora si può ben credere che quella che il professor Orsini definisce “logica” corrisponda alla realtà, al pensiero e alla tattica/strategia di Mosca. Si può ben credere che Putin e i suoi siano animati da questa “logica” aberrante. Si ammetterà che è qualcosa di mostruoso, e il professor Orsini va ringraziato per aver individuato e descritto questa “logica”: dice Putin come nessuno dei suoi detrattori è finora riuscito a fare.
Un ulteriore, finale, riflessione. Invece di Ucraina, mettiamo Vietnam, Iraq, Afghanistan, o un qualunque fronte di guerra e conflitto che veda impegnati gli Stati Uniti e l’Occidente. Invece dei detenuti russi, mettiamoci i detenuti degli Stati Uniti d’America, invece della Wagner, i marines; invece di Putin un presidente americano di vostra scelta. Sarebbe scoppiato l’inferno. Giustamente. Quando si tratta di Putin e dei suoi compari, silenzio e indifferenza. E il professor Orsini parla di “logica”. Sì, c’è una “logica”: terrificante e mostruosa. Fa e mette paura.