«La verità conta ancora… e le bugie hanno conseguenze». Così Justin Nelson, il capo dei legali della Dominion Voting Systems, subito dopo l’annuncio dell’accordo con la Fox News secondo cui la rete televisiva di Rupert Murdoch ha accettato il compromesso di pagare 787 milioni di dollari. L’enorme cifra risarcisce Dominion per i danni subiti dalla diffusione di notizie false. La Fox aveva trasmesso ripetute notizie secondo cui nell’elezione del 2020 la Dominion avrebbe assegnato voti a Joe Biden che spettavano a Donald Trump.
La cifra stratosferica ricevuta da Dominion dovrebbe dimostrare l’importanza della verità riportata dai media e in un certo senso contribuirà a ricalcare che le menzogne hanno conseguenze. Ciononostante si tratta di un accordo che favorisce la Fox News molto più che la verità, indispensabile per la democrazia.
I dirigenti della Fox hanno deciso che nonostante la spesa storica era meglio evitare il processo e le imbarazzanti testimonianze sotto giuramento in cui sarebbe stata messa a nudo la loro ipocrisia: l’ammissione di diffondere notizie che sapevano di essere false per la semplice ragione di share e ovviamente i quattrini di questa vendita.
Il 92enne Murdoch non dovrà testimoniare e nemmeno le stelle della Fox News come Tucker Carlson, Sean Hannity, Maria Bartiromo, i quali sono stati i più grandi promotori della “big lie”, la grande menzogna dell’elezione rubata. Dal punto di vista finanziario la Fox può permetterselo perché l’azienda registra più di un miliardo di dollari di redditi netti (1,23 per l’anno in corso). Inoltre ha in banca 4 miliardi di dollari e il patrimonio della famiglia Murdoch si aggira sui 17 miliardi di dollari. Da aggiungere che secondo l’accordo la Fox non deve presentare scuse pubbliche per la sua condotta giornalistica tutt’altro che professionale.
Dominion ci guadagna anche. In primo luogo perché la vittoria finale al processo non era assicurata considerando il fatto che in questo tipo di cause la legge richiede di dimostrare la malafede nelle azioni della Fox. Dal punto di vista finanziario ne esce molto bene perché la somma è stratosferica. La seconda più vicina a questa cifra è stata quella di 177 milioni patteggiata dalla Abc News nel 2017. La Dominion è una piccola azienda con una ventina di dipendenti con un valore di 700 milioni di dollari che viene raddoppiato con i quattrini del risarcimento di Fox. Inoltre l’azienda ha intrapreso altre procedure di diffamazione da altre reti conservatrici e da Mike Lindell, proprietario dell’azienda di cuscini My Pillow, Rudy Giuliani e Sydney Powell, i quali sono stati spesso alla Fox News per promuovere la “big lie” di Donald Trump. Il risarcimento ottenuto dalla Fox News potrebbe essere seguito da altre vittorie anche se le tasche di questi individui non sono necessariamente piene di soldi.
Se la Fox e Dominion hanno ambedue “vinto” dall’accordo la promozione della verità con un lungo processo è stata smorzata. La pubblicità del processo avrebbe messo i riflettori sulle menzogne non solo della Fox ma anche quelle di Trump. Raccontare notizie fasulle alla TV è una cosa. Le testimonianze sotto giuramento invece sono pericolose. Ecco perché anche Trump quando si presenta a testimoniare sotto giuramento invoca il quinto emendamento per non incriminarsi come ha fatto centinaia di volte nella causa civile dello Stato di New York. Nel caso penale di Manhattan Trump ha risposto alle domande con semplici sì e no ed ha persino ringraziato il giudice. Inoltre la causa avrebbe rimarcato che la Fox News non è una rete televisiva di notizie affidabili come lo sono quelle più tradizionali.
La linea editoriale della Fox ha prodotto ingenti profitti ma questi non saranno affidabili nemmeno. Smartmatic, un’altra azienda di macchine elettroniche per il conteggio voti, ha anche esposto una denuncia per diffamazione simile a quella della Dominion. In questo caso però la cifra richiesta è più alta: 2,7 miliardi di dollari. Si patteggerà anche in questo caso o si arriverà al processo con tutte le conseguenze evitate nel caso di Dominion? O la Fox deciderà che sarà necessario cambiare la linea editoriale e spostarsi verso un tipo di media basato sui principi giornalistici che fino adesso non sono stati applicati?
Un cambiamento c’è già stato. Al momento di scrivere siamo informati che il 21 aprile è stato l’ultimo giorno lavorativo di Tucker Carlson, la stella più brillante della Fox per quanto riguarda lo share. Non ci sono state spiegazioni da nessuna delle due parti e non si sa se la separazione sia dovuta alla denuncia di Dominion e quell’altra di Smartmatic. Certo il timing non è semplice coincidenza ma nei prossimi giorni si avranno più dettagli. Una cosa è certa: a Carlson non è stata concessa l’opportunità di salutare i suoi telespettatori. Il Washington Post e il Los Angeles Times hanno ambedue riportato che il licenziamento di Carlson è stato voluto proprio da Murdoch. Il padrone della Fox sarebbe stato arrabbiatissimo dalle dichiarazioni emerse nelle indagini della Dominion secondo cui Carlson aveva mostrato insubordinazione verso i dirigenti della rete. Inoltre Carlson è stato considerato responsabile dalla denuncia di un’ex collaboratrice che lo ha accusato di discriminazione.
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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.