Ottenuta la proroga della scadenza fissata per sottoscrivere il contratto con cui il 24 aprile scorso avrebbe dovuto acquisire il 40 per cento di Ita Airways, Lufthansa continua a trattare le condizioni del suo ingresso nel capitale della piccola compagnia di bandiera nata due anni fa sulle ceneri di Alitalia.
Se tutto andrà bene, l’accordo tra il colosso aereo tedesco e il Mef, il ministero dell’Economia che possiede il cento per cento di Ita, verrà chiuso entro il 12 maggio, nuova data limite per la firma.
Intanto la trattativa resta secretata, con le parti che continuano a minimizzare attraverso incredibili veline passate ai giornali che le pubblicano senza porre domande. E così, se per il Mef «Tutto prosegue bene», secondo un anonimo “portavoce” di Lufthansa «I colloqui con il governo italiano sono sulla buona strada e mancano solo alcuni dettagli…».
Nessun problema, insomma, perché a dar credito alle parole del presidente di Ita Antonino Turicchi «il percorso è avviato» e «l’operazione nella sua struttura è definita». Poi «il fatto che qualcuno la vuole cambiare di una virgola fa parte di una negoziazione…».
Peccato che la «struttura dell’operazione» sia arcinota e definita da gennaio, mentre dei “dettagli” che stanno ritardando la chiusura del contratto non si sappia nulla. Ammesso poi che si tratti veramente di questioni di poco conto. E così, le notizie che circolano sono sempre le stesse. Con i giornali che continuano a pubblicare quello che si sa dall’inizio dell’anno, e cioé che i tedeschi metteranno sul piatto circa 250 milioni di euro per rilevare a prezzo di saldo una quota del 40 per cento di Ita, e poi salire gradualmente fino a raggiungere il 100 per cento.
Il problema è che Ita è stata avvolta da una fitta cortina di riserbo fin dalla sua nascita (novembre 2020). Perfino quando (ottobre 2022) tra i suoi vertici si aprì uno scontro durissimo conclusosi con il defenestramento del presidente esecutivo Alfredo Altavilla. Trattandosi di un’azienda pubblica al cento per cento, tanta segretezza stride con il fatto che Ita è in perdita. Nel 2022 ha chiuso con una perdita netta di 486 milioni. Quindi – come accadeva per la fallita Alitalia – anche l’attuale “compagnia di bandierina” riesce a volare solo grazie ai soldi dei contribuenti italiani.