Messa in agenda per il 24 aprile scorso, la firma del contratto con cui il colosso aereo tedesco Lufthansa si impegna ad acquisire dallo Stato Italiano il 40 per cento di Ita, la compagnia aerea di bandiera, è stata prima prorogata al 12 maggio e poi – scaduto anche questo termine – coperta da un lungo silenzio.
Un black out senza una nuova data e senza alcuna spiegazione del rinvio di un accordo che – a parte qualche dettaglio doveva essere “praticamente fatto”. Come suggerivano le indiscrezioni fatte filtrare dal Mef, il ministero dell’Economia proprietario del cento per cento di Ita.
Come tutte le “veline” passate ai giornalisti, anche quelle legate alla privatizzazione della compagnia aerea nata sulle ceneri di Alitalia, era però una “notizia” taroccata. I “dettagli” che il 24 aprile avevano fatto slittare la firma non dovevano essere poi tanto “piccoli” come si voleva far credere. Anzi. Il mancato rispetto del termine del 12 aprile senza l’indicazione di una nuova data doveva nascondere qualcosa di più serio di un piccolo dettaglio. E così era.
Ma la conferma è arrivata solo venerdì 19 maggio e dal Giappone, dove a margine del G7 Giorgia Meloni ha avuto un colloquio riservato con il Cancelliere tedesco Scholz proprio per affrontare il problema dell’accordo Ita-Lufthansa. Si è trattato comunque di una conferma indiretta, alla quale non ha fatto seguito alcun approfondimento da parte dei media. Che – senza eccezioni – continuano a sostenere che tutto va bene e la “trattativa è alla stretta finale”.
Esattamente come accadeva il 12 maggio, quando Rai News titolava: “Ita-Lufthansa a un passo dalla chiusura”. Titolo che faceva il paio con quelli apparsi su vari giornali il 24 aprile, giorno della prima scadenza, e sintetizzati da Milano Finanza con un perentorio: “Nozze rinviate, ma l’accordo è vicino”.
Il modo in cui i media hanno dato conto della privatizzazione di Ita Airways, compagnia aerea pubblica al cento per cento, che vola in passivo e quindi brucia i soldi dei contribuenti italiani, è incredibile. Soprattutto se si considerano i miliardi spesi dallo Stato per tenere in volo la vecchia Alitalia sulle cui ceneri è nata la piccola Ita. A ben guardare, è la dimostrazione lampante dell’irrilevanza che attanaglia la nostra informazione.
Anche perché non ci voleva molto a scoprire il macigno che ostruisce la strada della privatizzazione di Ita. La Lufthansa è spaventata dalle 1.147 cause di lavoro che pendono sulla testa di Ita. Cause intentate da ex dipendenti Alitalia in Cig che chiedono la riassunzione.