La situazione politica nei Balcani Occidentali minaccia di deflagrare. Per qualcuno, è una bomba a orologeria già innescata. In effetti, le scene che si vedono in questi giorni in alcuni comuni del nord del Kosovo — Zvecan, Leposavic, Zubin Potk —, sono quelle di un paese sull’orlo della guerra civile.
Quei comuni sono a maggioranza serba, ma i loro nuovi sindaci sono albanesi. La tensione derivante è così acuta che i municipi hanno dovuto essere presi sotto la protezione dalla NATO. I militari del Kfor sono presenti sul posto in servizio di ordine pubblico, oltre che in tenuta antisommossa — caschi, scudi, manganelli —, anche con mezzi blindati, recinzioni di filo spinato, e cecchini in posizione di tiro.
Nei giorni scorsi alcuni di essi sono stati coinvolti nelle violenze scatenate da manifestanti serbi (Il Piccolo, 30 maggio 2023, p. 12). 34 di essi sono rimasti feriti, 14 sono Italiani. Tre feriti italiani sarebbero in condizioni serie, ma non in pericolo di vita (messaggio Twitter del ministro degli Esteri italiano, Tajani).
Le parti in lite hanno ciascuna le loro ragioni, ma queste hanno un minimo comun denominatore, quello di essere ispirate e alimentate dall’orgoglio nazionalistico. Viene infatti riportato che la maggioranza serba si sente “occupata” dalla minoranza albanese in quello che è “il cuore della Serbia” e, dopo avere boicottato le elezioni, ora non riconosce i sindaci albanesi eletti; la minoranza albanese reclama il rispetto dei risultati delle elezioni, che l’hanno favorita.
Ma viene riportato anche che gli Albanesi, lungi dall’accogliere i pressanti inviti alla moderazione che sono a essi rivolti di continuo dall’Unione Europea, dalla Francia, dalla Germania, dall’Italia, dal Regno Unito, e dagli Stati Uniti d’America, compirebbero atti che hanno l’effetto di esasperare i loro concittadini serbi.
La bandiera del Kosovo sarebbe stata issata sui municipi dopo che era stata ammainata quella serba. La polizia kosovara sarebbe intervenuta pesantemente contro una folla di manifestanti serbi a Zvecan, facendo uso anche di lacrimogeni e di bombe assordanti.
Si teme che i fatti riferiti porteranno a un’escalation della violenza e che questo attizzerà un incendio più grande. Questo è certamente da evitare per molti motivi, tra cui il fatto che c’è già una guerra guerreggiata in Europa, quella che sta devastando l’Ucraina. Se avvenisse il peggio, il rischio sarebbe grande. Il ministro degli Affari esteri della Russia, Sergej Lavrov, alla notizia delle violenze nel nord del Kosovo, avrebbe evocato una “grande esplosione”, che sta per interessare la stabilità dei Balcani Occidentali (Il Piccolo, 30 maggio 2023, p. 13).