Sorpresa. Tra i partiti socialisti che temono le elezioni europee del prossimo anno è finito anche il PS portoghese. Additato fino a pochi mesi fa come unico esempio di sinistra riformista vincente in Europa, il Partito socialista guidato dal premier Antonio Costa, adesso è oggetto di un vero e proprio tiro al bersaglio da parte delle opposizioni e appare in evidente calo di consensi.
Tutto comincia, paradossalmente, quando Costa riesce a realizzare il suo capolavoro politico: il 41,7 per cento dei voti alle politiche del 30 gennaio dell’anno scorso, con cui il PS stravince le elezioni e, contro tutte le previsioni, conquista la maggioranza assoluta in Parlamento. È la nascita d’un governo monocolore, con una compagine che però appare subito mal amalgamata. A novembre, dopo appena sette mesi di vita, il nuovo esecutivo ha già collezionato otto dimissioni. Ma poco dopo, il 27 dicembre 2022, quando il ministro delle Finanze Fernando Medina chiede alla segretaria di Stato Alessandra Reis di rassegnare le proprie dimissioni, nessuno immagina che il ministro più potente del governo Costa, ha appena innescato una bomba. Un ordigno pronto a esplodere per fare a pezzi la credibilità di gran parte della classe dirigente socialista al potere in Portogallo.
Andiamo con ordine, Alessandra Reis è un dirigente d’azienda che proprio Medina ha cooptato nell’esecutivo dopo averla conosciuta come amministratrice della Tap, la compagnia aerea portoghese controllata al cento per cento dallo Stato e in attesa di privatizzazione. Ovviamente poco prima di entrare nel governo, Reis ha lasciato la Tap. Dimissioni volontarie, accompagnate però da un incentivo di mezzo milione di euro concordato con l’azienda e di cui nessuno aveva mai parlato. E così, quando la notizia salta fuori, esplode un’aspra polemica sulla “gestione pubblica” della compagnia aerea di Stato. L’opposizione di destra e di sinistra fa blocco e il 3 febbraio vota compatta per la costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Tap. E qui comincia il calvario socialista.
Le audizioni si trasformano subito in una gogna per il governo. Sotto l’incalzare delle domande dei commissari dell’opposizione, manager della Tap, dirigenti pubblici, ministri, segretarie e portaborse mandano in scena uno spettacolo grottesco e al limite dell’incredibile. Con una lunga serie di dichiarazioni giurate piene di bugie, contraddizioni, dettagli imbarazzanti. Uno spettacolo da cui emergono conflitti d’interesse, abusi di potere e la dura lotta in corso tra fazioni socialiste.
Tanto per dare qualche esempio. C’è un ministro che dà le sue disposizioni al vertice Tap attraverso il cellulare usando WA. C’è un sottosegretario (Infrastrutture) che si porta a casa un computer di servizio con dentro file classificati e secretati su incontri di rappresentanti del governo con i vertici della compagnia aerea pubblica. C’è perfino qualcuno (ma non si sa chi) che dal ministero fa una telefonata allarmata al Sis (Servizio segreto) che invia prontamente quattro agenti a casa del sottosegretario per recuperare il pc. Infine, ci sono le dichiarazioni contraddittorie e piene di omissioni rese davanti alla Commissione dai protagonisti della vicenda.
Per il PS è un colpo durissimo, anche se Antonio Costa sta facendo di tutto per smarcarsi, tendendosi fuori il più possibile in attesa che passi la tempesta. Ma la fine è ancora lontana. I lavori della Commissione sulla Tap sono già stati prorogati a luglio. E non è detto che a settembre non venga proposta un’altra Commissione parlamentare d’inchiesta. Questa volta sul ruolo del SIS (il Servizio segreto per la sicurezza interna che recuperò il pc galeotto con i file sulla Tap). A cominciare, naturalmente, dai suoi legami con la politica portoghese e con il potere socialista.