Sarebbe una crudeltà costringerli a lavorare anche il mese di agosto, contraria a tutte le convenzioni per i diritti dell’uomo. E non è solo una questione etico-morale. Scattano anche ragioni di egoistica opportunità: questa classe politica meno governa meno fa danni.
Dunque, verrebbe da augurarsi che siano lunghe le vacanze dei politici, dei loro ispiratori e di tutta quella cortigianeria che allegramente si attovaglia in quel fazzoletto di metri quadrati che comprende palazzo Chigi, la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica.
Discorso che vale in generale, perché qualche eccezione tocca pur sempre farla. Nei palazzi romani del “potere” sembra si sia completamente rimossa l’alluvione che ha devastato parte dell’Emilia, le Romagne, le Marche. Hanno nominato commissario straordinario all’emergenza il generale Giampaolo Figliuolo, e come se fosse un abracadabra ecco che credono di aver risolto i problemi: un poco di zucchero, e supercalifragilistichespiralidoso: la “pillola” alluvione va giù.
Peccato che per i Banks di Romagna non ci sia nessuna provvidenziale Mary Poppins risolvi problemi. Sono già passati tre mesi da quella spaventosa alluvione che ha messo in ginocchio regioni tra le più produttive del Paese: un efficiente comparto agricolo, allevamenti, intere filiere e interi paesi e frazioni devastati, sommersi da acque maleodoranti, salate, che hanno lasciato tonnellate di fango indurito più resistente del granito. La dorsale appenninica ridotta a un formaggio svizzero per via delle frane…
Hai voglia di cantare “Romagna mia” e la mistica del romagnolo indomito che si rimbocca le maniche e ricomincia da meno di zero, caparbio, ottimista, irriducibile. Balle.
Come si giustificano a Roma, al “potere centrale”, a palazzo Chigi, ai ministeri competenti? Com’è possibile che dopo cento giorni ci siano ancora frazioni isolate, famiglie abbandonate a se stesse, agricoltori che non sanno neppure a quale porta bussare per poter riprendere le loro attività? Quando e quanti i sussidi promessi indispensabili per riprendere le attività e con esse una parvenza di normalità?
Cosa si risponde al presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che mette nero su bianco: «Il commissario Figliuolo, con il quale la collaborazione sta proseguendo in maniera proficua e quotidiana, in stretto raccordo con le amministrazioni e le strutture regionali, va messo nelle condizioni di lavorare velocemente con risorse e stanziamenti certi al più presto… Avevamo chiesto al governo di inserire nell’ultimo Consiglio dei ministri risorse per la ricostruzione. Siamo stati ignorati per l’ennesima volta».
Il generale non è messo in condizione di lavorare… Le richieste sono state ignorate per l’ennesima volta… Palazzo Chigi ha “censito” situazioni su cui è necessario intervenire con urgenza e tempestività: 26 comuni gravemente colpiti, 5mila evacuati, 130 eventi franosi gravi, 14 corsi d’acqua tracimati. Cosa si deve fare e dove, dunque si sa. Cosa si aspetta?
Il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci fa sapere che «il governo ha assicurato che fino all’ultimo centesimo sarà dato. È chiaro che noi continuiamo a seguire da Roma, ma adesso la gestione è del commissario. Ogni altra polemica è chiaro che non mi trova aderente».
A essere chiaro, è soprattutto che il ministro Musumeci parla ma non dice nulla: cosa può gestire il generale Figliuolo, se non gli si forniscono i mezzi necessari? E chiedere di fare qualcosa di concreto significa “aderire” a polemica? L’atto di accusa di Bonaccini, sia pure nelle forme mielate a cui ci ha abituato, è trasparente e diretto: «Il governo sottovaluta un punto che pure abbiamo evidenziato in modo ossessivo fin dal primo giorno: il fattore decisivo è il tempo, perché i lavori per mettere in sicurezza fiumi e frane e ripristinare le strade vanno fatti in estate. E perché famiglie e imprese hanno bisogno di certezze per ripartire. Invece cittadini e imprese non solo non hanno ricevuto gli indennizzi, ma neppure indicazioni su come ottenerli».
Il Governo ha predisposto un decreto che prevede un primo stanziamento di quattro miliardi di euro. Di quel denaro quanto effettivamente ne è arrivato nelle zone colpite dall’alluvione? Neppure un centesimo. Sono stati quantificati danni e perdite per almeno nove miliardi di euro. AON, società internazionale attiva nel settore dei rischi, pone l’alluvione al terzo posto tra le calamità mondiali del primo semestre dell’anno, dopo la siccità in America Latina e il terremoto al confine tra Siria e Turchia. I satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea documentano che le conseguenze dell’alluvione a tre mesi di distanza ancora appaiono nelle immagini raccolte. Coldiretti stima che la raccolta della frutta nelle Romagne subirà una flessione del 63%, la raccolta del miele del 70%; a Fontanelice (Bologna) è tuttora interrotta la strada che collega le province di Bologna e Ravenna, gli abitanti hanno fatto un sit in e lo hanno postato sui social, solo a questo punto si sono mossi Città metropolitana e Anas per verificare cosa si può fare.
Buone vacanze signora presidente del Consiglio, lor signori del Governo, della maggioranza che lo sostiene. Solo una cosa: non fate la faccia stupita se alle prossime elezioni il numero degli astenuti e di chi in cuor loro vi rivolgerà irriferibili espressioni aumenterà.