2 e 3 settembre all’Aquila. Musica nelle piazze, nelle strade del centro, sulle scalinate, nei cortili dei palazzi antichi restaurati dopo il devastante terremoto del 2009. Note musicali e quindi sogni, idee, arte e emozioni che si rincorrono per la città.
È la tappa conclusiva della nona edizione del “Jazz italiano per le terre del sisma”, manifestazione artistica che si è svolta all’Aquila, dopo aver preso il via il 25 agosto scorso, portando alcuni grandi protagonisti del jazz italiano a Camerino, Castelluccio di Norcia e Amatrice. “Movimenti” è il titolo che i direttori artistici di questa edizione (Francesca Corrias, Roberto Ottaviano, Fausto Savatteri) hanno scelto per l’evento.
Movimenti di rinascita nelle terre del cratere delle quattro regioni sconvolte dai terremoti del 2009 e del 2016. Movimenti per portare, attraverso la musica, risposte di arte, di bellezza e di vita in zone colpite a più riprese da distruzione e morte. Oltre 200 i musicisti coinvolti, 50 concerti complessivi, 15 piazze, migliaia di spettatori. «Anche quest’anno L’Aquila torna ad essere il centro del jazz italiano, con tanti musicisti, giovani talenti e mostri sacri, progetti delle diverse categorie, coinvolgimento di fotografi, etichette, laboratori per bambini», ha affermato il presidente dell’Associazione “Jazz all’Aquila”, Corrado Beldì.
Le proposte artistiche di quest’anno hanno raccontato di movimenti che uniscono musiche provenienti da territori lontani nello spazio e nel tempo. Movimenti di temi sociali e culturali di cui il jazz si è sempre fatto portavoce. «Siamo arrivati alla nona edizione e di anno in anno si sono consolidati i rapporti di fratellanza con la città e con tutte le cittadine e cittadini aquilani, come di anno in anno la manifestazione, attraverso la diversità e la ricchezza delle proposte artistiche, ha espresso in maniera straordinaria l’essenza di una musica in continuo movimento come il jazz. Anche in questa edizione si rinnoverà l’abbraccio di solidarietà e di unione di tanti musicisti, operatori, appassionati che credono nella forza della musica per costruire un futuro migliore». Così Ada Montellanico, presidente della Federazione Nazionale “il Jazz italiano”, alla presentazione della manifestazione. E allora, tra le tante iniziative, anche un importante evento di solidarietà con le popolazioni colpite dal terremoto in Siria e Turchia lo scorso febbraio, con l’esecuzione di musiche di quei luoghi ad opera del Fakhraddin Gavarof Trio.
Ma per costruire un futuro migliore è necessaria sì la mobilitazione dei grandi interpreti del jazz italiano, così come è avvenuto in questi due fantastici giorni all’Aquila, è tuttavia indispensabile anche il coinvolgimento delle nuove generazioni. Ecco dunque l’idea alla base de “L’Orchestra che vorrei – L’Aquila” diretta dal maestro Pasquale Innarella, supportato da cinque tutor, di cui la stessa Ada Montellanico è stata promotrice e che è stata sostenuta dal Conservatorio Casella e dal Comune dell’Aquila. Il progetto si ispira al “Sistema Abreu”: un modello educativo che mediante la pratica orchestrale si prefigge di realizzare obiettivi di integrazione, spirito di collaborazione, rispetto dell’altro, superamento delle diseguaglianze.
L’orchestra è composta da 50 giovani e giovanissimi (dagli 8 ai 18 anni) che hanno studiato e lavorato in laboratori realizzati dall’associazione “Il Jazz va a scuola” presieduta da Catia Gori, in collaborazione con il dipartimento di Jazz del Conservatorio Casella. I ragazzi, che si sono impegnati per mesi con costanza negli incontri tenuti dai giovani allievi di Jazz del Conservatorio, coordinati da Paolo di Sabatino, si sono esibiti sabato 2 settembre all’Auditorium del Parco.
Hanno eseguito brani complessi, da Duke Ellington a Miles Davis, da Herbi Hancock a Bennie Moten, a Sonny Rollins e Thelonius Monk. Hanno divertito, hanno sorpreso, hanno emozionato eseguendo otto brani, hanno per la prima volta improvvisato riscuotendo molti applausi. E hanno persino coinvolto il pubblico presente interpretando un brano rock, perché come ha spiegato il maestro Pasquale Innarella, la musica contemporanea è tutta figlia del jazz. E allora via con i Deep Purple, e tutti a ritmare il tempo con le mani e a canticchiare: ”…. Smoke on the Water…”. Ma è solo l’inizio, ci sono già molti altri appuntamenti in programma fino al Concerto di Natale del prossimo 28 dicembre.