Enorme clamore mediatico ma nessuna novità sulla strage di Ustica. Giuliano Amato non ha svelato alcun mistero. Fu un missile francese sparato da un aereo militare di Parigi ad abbattere per errore il Dc9 Itavia? Amato, già due volte presidente del Consiglio e sottosegretario a Palazzo Chigi nel governo Craxi, lanciò l’ipotesi del missile francese della quale parla a Repubblica addirittura 40 anni fa. L’ipotesi fu poi rilanciata diversi anni dopo da Francesco Cossiga, presidente del Consiglio nel 1980, all’epoca della tragedia.
Come Valter Vecellio ha ricordato su Sfoglia Roma non c’è niente di inedito: Amato e Cossiga già molti anni fa raccontarono uno strano scenario di guerra: Parigi avrebbe voluto uccidere Gheddafi in volo sulla scia del Dc9 ma un caccia francese avrebbe colpito per errore l’apparecchio di linea italiano. Nessuna novità. Lo conferma successivamente lo stesso Amato a LaVerità: «Io ho solo rimesso sul tavolo una ipotesi già fortemente ritenuta credibile».
L’intervista di Amato a Repubblica, però, ha avuto una enorme ripercussione giornalistica e politica perché ha posto sul banco degli imputati la Nato, gli Stati Uniti e la Francia (l’ex presidente del Consiglio ritiene probabile la falsa esercitazione aerea dell’Alleanza atlantica con lo scopo di eliminare Gheddafi). Soprattutto se l’è presa con l’Eliseo dicendo: o Emmanuel Macron dimostra l’infondatezza di «questa tesi» oppure porga «le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo».
La requisitoria di Amato lascia il segno. Il ministero degli Esteri francese con poche parole si sfila: «Su questa tragedia la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso». Cerca di sganciarsi anche Giorgia Meloni: se Amato ha degli elementi nuovi li metta «eventualmente a disposizione».
Il mistero sulla strage di Ustica, dunque, resta tutto. Non si sa chi, come, perché abbia fatto precipitare il volo di linea Itavia nelle acque nei pressi dell’isola di Ustica con tutti i passeggeri e l’equipaggio. Non si riescono ad accertare le responsabilità. Però Meloni si trova ad affrontare un nuovo problema internazionale: deve fare i conti con le accuse, formulate da Amato come pesanti ipotesi, contro la Nato, gli Usa e soprattutto la Francia.
La presidente del Consiglio di tutto ha bisogno tranne che di un nuovo scontro con Macron. Con il presidente della Repubblica francese, anzi, sta cercando di trovare un accordo sulla revisione del Patto di stabilità sull’euro che la Germania vorrebbe ripristinare in chiave di rigore finanziario.
Le difficoltà per il governo di destra-centro sono tante: l’inflazione continua a galoppare, è difficile tagliare le tasse e difendere i salari, è complicato scrivere la nuova legge di Bilancio per le scarse risorse (il Superbonus facciate del 110% ha assorbito cifre altissime), crescono gli sbarchi dei migranti, lo scontento sociale sale. Landini, Cgil, prepara uno sciopero generale. Le opposizioni, pur deboli, riprendono fiato. L’esecutivo è zavorrato da alcuni guai giudiziari tipo quelli della ministra Santanché. I contrasti con Salvini, Lega, e Tajani, Forza Italia, sono sempre più frequenti. Gli alleati di governo si differenziano puntando su richieste popolari e costose in vista delle elezioni europee del 2024. Salgono sempre di più le spinte di estrema destra dall’esterno e dall’interno di Fratelli d’Italia, il partito di Meloni.
I sondaggi elettorali dei primi di settembre danno in calo i partiti della maggioranza. Qualcuno parla della necessità di una verifica di governo. La sortita di Amato è un test pericoloso, un innesco politicamente rischioso per la presidente del Consiglio. Può contribuire ad accelerare i tempi di difficili verifiche sulla tenuta dell’esecutivo.