La guerra in Ucraina come grimaldello per tornare a governare dopo gli scandali che lo hanno investito all’indomani dell’uccisione del giornalista Jan Kuciak che indagava sui rapporti tra l’allora premier e delle organizzazioni criminali. Insomma contro tutti i sondaggi che prevedevano un testa a testa tra il partito dello Smer-Sd di Robert Fico (si pronuncia Fizzo!) e il partito Progressista Liberale del vicepresidente del Parlamento Europeo Michal Simecka sostenitore convinto della Nato e dell’Unione Europea, lo Smer si attesta al di sopra del 23% mentre i “progressisti” superano di poco il 17%.
L’ex premier Fico ha incentrato tutta la campagna elettorale al grido di “basta armi a Kiev”, “Ucraina fascista!”, basta con le migliaia di morti da una parte e dall’altra, va ricercata la pace. E su questo punto i sondaggi non hanno quasi mai sbagliato, infatti la maggior parte della popolazione , ben oltre il 50%, era contraria all’invio di armi e i risultati elettorali in Slovacchia hanno confermato questa convinzione.
A questo punto è sicuro che la Presidente della Repubblica Slovacca, Zuzana Caputova affiderà a Fico il compito di formare il nuovo governo, ma l’impresa viaggia su di una rotta impervia. Il leader dello Smer-Sd, infatti non è in condizione di governare da solo e sarà costretto a cercare alleati, inoltre, nell’ipotesi riuscisse a centrare il suo obiettivo, quasi certamente dovrà fare i conti con un’Europa fermamente schierata sul sostegno a Zelensky.
Altro discorso è quello che l’opinione pubblica europea pensa di questa posizione, di certo a nessun esecutivo dei 27 verrà mai in mente di interpellare direttamente la popolazione… Detto questo per Fico non sarà facile governare con una maggioranza ben posizionata, sono infatti necessari 76 dei 150 seggi del Consiglio Nazionale e non è quindi da escludere che la Slovacchia si ritrovi di nuovo ad affrontare una situazione di instabilità, come avvenuto con la legislatura appena terminata che ha visto avvicendarsi premier diversi, ultimo Eduard Heger costretto alle dimissioni dopo l’uscita di due dei suoi ministri, Agricoltura ed Esteri, e l’inevitabile ricorso alle elezioni.
Al momento sono sette le formazioni politiche ad aver superato la soglia di sbarramento del 5%, necessaria per accedere al Parlamento monocamerale di Bratislava, compresa la formazione di ultradestra, alla quale potrebbe essere costretto a guardare Fico, se non riuscirà a ricucire con l’ex compagno di partito Pellegrini.
Al terzo posto, con circa il 15%, si colloca, infatti, Peter Pellegrini (il bisnonno Leopoldo era italiano e si trasferì in Slovacchia verso la fine del 1800, durante l’Impero Austro-Ungarico) che potrebbe essere determinante per la formazione del nuovo governo, ma che sarà comunque l’ago della bilancia. Compagno di partito di Fico fu designato a sostituirlo come premier dopo le dimissioni. Terminata l’esperienza di due anni alla guida del governo, nel 2020, e in seguito a disaccordi con lo stesso Fico, Pellegrini diede vita al partito Hlas.
La popolazione slovacca si attesta a poco più di cinque milioni, con circa quattro milioni di aventi diritto al voto (circa 50 mila hanno votato dall’estero), cifre che non aiutano ad esercitare un reale peso all’interno dell’Ue, ma il cambio di politica rispetto all’Ucraina potrebbe rafforzare il rapporto con l’Ungheria di Orbàn e sfruttare i dissidi sulla vicenda del grano ucraino che vedono una forte polemica di Polonia, Romania e Bulgaria, oltre che della stessa Slovacchia nei confronti dell’Ucraina. In questo clima l’incarico a Fico è cosa certa, come ha ricordato la stessa Presidente Zuzana Caputova: «Darò l’incarico a chi vince le elezioni». Ora non resta che aspettare e vedere se Fico riuscirà nella formazione di un nuovo governo o se toccherà, in caso di fallimento, al rivale Simecka.