La via Cassia dopo l’Aurelia. Le strade furono una delle nervature fondamentali della civiltà romana, prima della Repubblica e poi dell’Impero. Sulle vie consolari viaggiavano le legioni, le merci, gli scambi culturali tra paesi e popoli diversi. Maria Luisa Berti racconta le vie consolari di Roma. Dopo tre articoli sulla via Aurelia è il turno della Cassia. Oggi 9 ottobre pubblichiamo il primo pezzo sulla strada costruita dall’Urbe per controllare l’Etruria.
La Via Cassia (ora Strada Statale 2) fu un’importante via consolare romana, che congiungeva Roma a Firenze, poi prolungata sino alla via Aurelia passando per Pistoia e Lucca. Fu costruita tra il III e il II sec. a.C. per controllare l’Etruria appena conquistata e si diramava tra la costiera via Aurelia ad ovest e la via Flaminia ad est.
Essa inizialmente collegava tracciati etruschi, tra cui la via Veientana, che da Veio conduceva a Ponte Milvio sul Tevere, e la strada che univa Chiusi ad Arezzo passando per Cortona. Con l’arrivo dei Celti Arezzo era diventato un baluardo essenziale contro le loro invasioni. Fu in quel periodo che, secondo Tito Livio, il censore Cassio Longino nel 154 a.C. cominciò la costruzione della Cassia. Oppure il senatore Cassio Longino potrebbe esserne stato il curatore nel 127 a.C.
A differenza delle altre strade consolari romane, la Veientana o Cassia Vetus non iniziava dal Foro Romano, in Campidoglio, ma dal Ponte Milvio e da qui condivideva il tracciato con la via Clodia fino a Veio. Attraversata la collina, passava poi per il Fosso dell’Acqua Traversa, dove avrebbe sostato Annibale prima del saccheggio del tempio di Lucus Feroniae.
Nel Settecento, nella tenuta dell’Acqua Traversa della famiglia Borghese, furono ritrovati vari reperti romani, tra cui un busto di Lucio Vero, una Venere e resti di due grandi statue raffiguranti Marco Aurelio e Lucio Vero. Verso il X miglio della Cassia Antica si trova la tomba di Nerone che però contiene i resti di Publio Vibio Mariano, funzionario imperiale, e di sua moglie, Regina Maxima.
Fu Papa Pasquale II che nel XII secolo ordinò di abbattere la vera tomba di Nerone, il sepolcro dei Domizi, ubicata dove ora sorge Santa Maria del Popolo e dove i Romani erano soliti portare fiori il 9 luglio in ricordo dell’imperatore da loro amato. Il popolo non apprezzò l’operato del Papa per cui fu diffusa la diceria che le ceneri di Nerone fossero state trasportate in un mausoleo sulla Cassia e qui si continuò a rendergli omaggio.
La Veientana prosegue poi al Fosso del Fontaniletto (da cui si diramano tre strade: la Veientana, la Cassia e la Flaminia) e arriva all’affluente del Tevere, il Cremera. Qui la Gens Fabia aveva costruito una fortezza, circondata da una doppia palizzata e con torri ravvicinate, da cui cominciò a saccheggiare il territorio di Veio.
Quando i Veienti attaccarono il presidio, l’esercito romano al comando di Lucio Emilio venne in aiuto dei Fabii, conquistando la vittoria (477 a.C.) senza però porre fine alle ostilità tra i due popoli. Fin dai tempi di Romolo, infatti, la ricca e potente città etrusca era entrata in competizione con Roma, che controllava i territori dei septem pagi e quelli delle saline. Nel 396 a.C. Roma conquistò Veio dopo un lungo assedio e la trasformò prima in colonia, poi in municipio per opera dell’imperatore Augusto; venne poi abbandonata nel corso del IV secolo d.C. Le rovine di questa gloriosa città si trovano nel borgo medioevale di Isola Farnese, all’interno del Parco Regionale di Veio.
Dopo Veio la prima stazione della posta imperiale era la Mansio Ad Vacanas nella valle di Baccano, vicino al lago di Bracciano. Più avanti, a Settevene, dalla Cassia si dipartiva la Via Amerina (III sec. a.C.) che portava a Chiusi e a Perugia. Poi la Cassia giungeva a Sutri, Sutrium che, conquistata dai Romani nel 391 a.C., divenne il baluardo contro le invasioni dal nord. Di epoche diverse sono le sue antiche mura con la Porta Furia da cui, secondo la leggenda, Furio Camillo vittorioso entrò in città. Fuori dalla rocca si possono vedere i resti dell’anfiteatro tagliato nel tufo, forse di epoca augustea. A Sutri si affacciano sulla Via Cassia 64 tombe, a camera o a doppia camera, scavate nel tufo a vari livelli. La necropoli romana in uso dal I secolo al IV secolo d.C., si estende per 180 metri lungo il Parco Archeologico della città.
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