Esiste una guerra, un conflitto, una persecuzione, un regime autoritario, una dittatura… o esiste uno solo di questi eventi nel quale non siano state commesse atrocità, stermini, eliminazioni, sequestri, sparizioni, stupri.
Qualcuno è in condizione di citare almeno un esempio di confronto armato o di totalitarismo nel quale non siano state compiute, in segreto o platealmente, azioni riconducibili alla barbarie più bieca della “bestia umana”? Quando avvengono inorridiamo, gridiamo indignati e condanniamo senza “se” e senza “ma”, altre volte facciamo finta di nulla e non guardiamo e, forse, questo ultimo caso è ben più numeroso e frequente di quelli che ci fanno urlare e puntare il dito.
Tutta la storia umana è punteggiata di episodi raccapriccianti, è vero alcuni possono avere radici profonde, cause esplorate o inesplorate, altri sono semplicemente frutto di pura malvagità umana, ma questi fortunatamente e raramente necessitano di un qualsivoglia approfondimento.
Oggi ci troviamo a dibattere di due eventi che ci toccano da vicino, tanto da influenzare la nostra vita di tutti i giorni con le ricadute che hanno sui nostri bilanci, statali e familiari: l’invasione russa dell’Ucraina e l’attacco, condotto con feroce e bestiale modalità contro Israele. Purtroppo, con la scomparsa dall’uso comune, ma soprattutto dall’utilizzo concreto, di parole come diplomazia, pace, trattativa, ci troviamo di fronte agli ultrà che sanno solo condannare evitando accuratamente qualsiasi ragionamento che possa spiegare come si è potuti arrivare a tale barbarie. Persone che non cercano la trattativa, ma sono capaci soltanto di puntare il dito, senza “se” e senza “ma”, poiché una trattativa non potrebbe prescindere dall’analisi delle cause e dalla loro rimozione. Questo in estrema sintesi è quanto si rifiutano di vedere, di capire o di comprendere tutti coloro che dall’alto della loro indignazione (attenzione l’indignazione è totalmente condivisa!) si arroccano su una posizione statica e per alcuni versi guerrafondaia che auspica sconfitte e distruzioni.
Certo esistono svariati fatti o avvenimenti nei quali il senza “se” e senza “ma” ha un suo innegabile significato, ma in tanti altri il senza “se” e senza “ma” ci lascerebbe in mano solo la foto dell’ultimo atto, drammatico, tragico, bestiale, incomprensibile, mostruoso… quindi non si tratta di negare il significato di quella foto dell’ultimo atto, ma di tentare di sondare quell’abisso di gesti che oscurano cuore e ragione, nessuna giustificazione, né comprensione, gli atti bestiali sono e restano atti bestiali, da qualsiasi parte vengano compiuti e spesso le ritorsioni finiscono per essere solo vendetta.
Allora, se analizzare, quando è necessario, le cause, non vuol dire giustificare e ci sembra di essere stati chiari su questo punto, non possiamo che accogliere i ragionamenti di tutti coloro che attualmente vengono tacciati come filoputiniani o giustificazionisti. Nel nostro sistema informativo, sempre pronto a seguire l’onda, ben poco si è parlato delle manifestazioni in Israele contro Netanyahu, né c’è traccia delle parole, ricordate da Gad Lerner, dell’ex capo del Mossad per cinque anni, un combattente contro Hamas, ex compagno di Netanyahu, Tamir Bardo: «Con questo governo che ha dentro razzisti e fascisti che paragonarli al Ku Klux Klan sarebbe fargli un favore, con questo governo non possiamo andare da nessuna parte»… Lerner cita ancora: «L’ex primo ministro Yair Lapid non è entrato nel governo di unità nazionale perché finché non escono questi fanatici messianici che hanno provocato anche la recrudescenza della repressione nei territori occupati, che hanno coperto progrom dei coloni contro i villaggi palestinesi in Cisgiordania fino a che questi non escono che senso ha stare uniti in un governo?».
Ecco di questo l’informazione si occupa molto poco. Certo nel talk show l’audience obbliga a trovare il personaggio contro il pensare comune, personaggio sempre in minoranza e spesso dileggiato e insultato. Eppure in tanti tentano il ragionamento, lo fa con semplicità ed eleganza Massimo Cacciari, nonostante l’orrore che suscitano queste stragi, finché «non si rimuovono le cause non si risolvono i problemi».
Di certo le parole di David Grossman possono offrire un ulteriore elemento di approfondimento: «…Anche nella malvagità esiste una gerarchia. Ci sono livelli di gravità del male che il buon senso e l’umanità sanno riconoscere. E quando vedi il campo dove è avvenuto il massacro al rave party, quando vedi i terroristi di Hamas precipitarsi in moto sui ragazzi, alcuni dei quali stanno ancora ballando senza rendersi conto di cosa succeda; quando li vedi accerchiati, inseguiti come prede e poi uccisi tra grida di giubilo…
Non so se chiamarli “belve”, ma di certo non hanno sembianze umane…
…Due settimane fa il Presidente degli Stati Uniti, il Primo Ministro di Israele e il re dell’Arabia Saudita hanno parlato con entusiasmo di un accordo di pace tra Israele e Arabia Saudita. L’accordo avrebbe anche dovuto consolidare gli accordi di normalizzazione tra Israele e Marocco e tra Israele e gli Emirati Arabi. I palestinesi sono poco presenti in questi accordi. Netanyahu, compiaciuto e sicuro di sé all’esagerazione, era riuscito — a suo dire — a recidere la connessione tra il problema palestinese e le relazioni fra Israele e i paesi arabi. Anche a questo accordo è legato quanto accaduto nel “sabato nero” tra Gaza e Israele. La pace che produce è una pace tra ricchi. È un tentativo di scavalcare il cuore del conflitto. Gli ultimi giorni hanno dimostrato che non è possibile iniziare a guarire la tragedia mediorientale senza offrire una soluzione che allevi le sofferenze dei palestinesi. Siamo in grado di scrollarci di dosso le formule convenzionali e di capire che quanto successo qui è troppo grande e atroce per essere inserito in logori paradigmi?»
Ci fermiamo qui, inutile citare per l’ennesima volta le risoluzioni Onu o gli inviti a ritorsioni proporzionate, il futuro non promette nulla di buono e di certo come ha detto Emma Bonino: «Lasciare Gaza senza acqua, luce ed elettricità significa violare il diritto internazionale e significa cadere nella trappola di Iran e terroristi che vogliono una guerra casa per casa» e che sperano, aggiungiamo noi, nella risposta forte di Gerusalemme per ricompattare il fronte arabo contro Israele.