Prelievo forzoso sui conti correnti bancari? Giorgia Meloni usa toni flautati per smentire la temuta incursione telematica dell’Agenzia delle entrate per far pagare le tasse agli inadempienti: «Non ci sono norme sui conti correnti».
La presidente del Consiglio giovedì 27 ottobre a Bruxelles dice ai giornalisti alla fine del Consiglio europeo: «Sconsiglio di rincorrere le bozze che circolano» sulla manovra economica per il 2024. L’ipotesi del prelievo forzoso del fisco sui conti correnti dei contribuenti per qualche ora fa vacillare il governo: gli alleati Salvini e Tajani insorgono. Meloni così tranquillizza ufficialmente i due vice presidenti del Consiglio e, soprattutto, gli italiani. Ma già mercoledì 26 ottobre era trapelata una indiscrezione su una sua smentita molto più tagliente: «Non se ne parla, questa norma non passa».
Certo è una vicenda strana. Le battaglie contro il taglio delle imposte e contro l’Agenzia delle entrate “troppo intrusiva” verso i portafogli dei cittadini sono sempre state delle bandiere del centro-destra dal governo e dall’opposizione. L’idea del prelievo automatico dai conti correnti è un vero autogol; non fa bene alla salute dell’esecutivo Meloni anche perché solleva perfino possibili critiche d’incostituzionalità.
Alcune volte Meloni usa toni forti per trasmettere un messaggio, per cercare di superare gli ostacoli; questa volta invece utilizza espressioni decise ma pacate. Sembra di rileggere il celebre motto del Conte zio nei “Promessi Sposi”: «Sopire, troncare» e «troncare, sopire». Meloni adotta con i giornalisti la massima del «sopire, troncare» su tanti temi. I molti contrasti nella maggioranza? Assicura: «Non ho problemi con Salvini, Tajani e Mediaset».
Il Meccanismo di stabilità europeo? Risponde: «Non se ne è parlato» ma «in ogni caso non si può affrontare il tema di questo strumento se non si conosce la cornice». Traduzione: Meloni vuole legare il disco verde al Mes, sempre contestato, alla riforma del Patto di stabilità per l’euro ora ancora sospeso (sarà di nuovo operativo dal prossimo gennaio 2024, se mancherà un accordo sulla sua riforma tra i paesi di Eurolandia). Le molte consulenze retribuite del sottosegretario alla Cultura Sgarbi? Osserva: occorre «aspettare l’Antitrust, e valutare nel merito». Il «sopire, troncare» riceve una sola smentita nel botta e risposta con un collega di Repubblica per un articolo uscito sul quotidiano.
Il governo marcia in salita da mesi. La presidente del Consiglio in queste uscite ricorda i comportamenti paludati e prudenti della Dc. Punta su una alleanza con la Francia e i paesi mediterranei per ridurre i parametri rigoristi per l’euro sui quali insistono la Germania e le nazioni dell’Europa del nord. L’intesa, molto difficile, ancora non è arrivata dopo mesi di continue trattative. Manca anche un accordo di maggioranza sulla legge di Bilancio. L’Italia ha scarsi margini di spesa a causa del forte debito pubblico. Dall’inizio Meloni ha messo le mani avanti: «Sarà una Finanziaria complessa».