Basta guerra, serve un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. In molti premono sull’Onu per far tacere le armi. Dal 7 ottobre infuria la guerra tra Hamas e Israele. L’attacco terroristico di Hamas in Israele, al confine con Gaza, ha causato 1.400 morti tra militari e civili, compresi donne e bambini. Israele ha reagito bombardando e penetrando nella Striscia di Gaza e provocando circa 9.000 vittime. Pubblichiamo qui di seguito un comunicato stampa nel quale il Movimento di Cooperazione Educativa lancia un appello alle Nazioni Unite.
Il Movimento di Cooperazione Educativa, di fronte agli avvenimenti che continuano a insanguinare il Medioriente, condanna in modo risoluto ogni forma di violenza, sopraffazione, aggressione e di guerra contro le popolazioni civili Israeliana e Palestinese.
L’atroce attentato di Hamas non è in alcun modo giustificabile come non lo è la risposta del Governo israeliano. Tutto quel che sta accadendo alimenta la disperazione e l’esasperazione del popolo Palestinese, vittima da decenni dell’occupazione e del non riconoscimento del loro essere Stato. Sentiamo come nostri fratelli e nostre sorelle tutte le vittime di questo conflitto.
Ci appelliamo al Consiglio di Sicurezza dell’ONU affinché assuma la propria responsabilità di organo garante del diritto internazionale chiedendo alle parti l’immediato cessate il fuoco, il rilascio di tutti gli ostaggi, il rispetto dei diritti umanitari. Non ci potrà mai essere pace e sicurezza senza che sia permesso ad entrambi i popoli di vivere nella stessa regione con gli stessi diritti.
Sosteniamo gli israeliani e i palestinesi che anche in questa tragica situazione non hanno smesso di manifestare e lavorare insieme per il rispetto e il reciproco diritto di vivere in pace e liberamente nel proprio stato. Il Movimento di Cooperazione Educativa aderisce agli appelli lanciati dai movimenti pacifisti per l’immediato cessate il fuoco e per il ripristino delle condizioni basilari di una vita dignitosa per le popolazioni coinvolte.
Sappiamo che qualsiasi guerra, qualsiasi conflitto armato, porta sempre con sé morte, distruzione, violenza e genera ingiustizia, semina e prepara le basi per successive guerre. In questo tragico momento, come educatrici ed educatori, dobbiamo chiederci cosa può e cosa deve fare la scuola. Praticare la pace vuol dire giorno dopo giorno creare le condizioni per cui i nostri studenti comprendano il valore dell’ascolto e del dialogo, il rispetto del punto di vista altrui per trovare insieme la soluzione ai conflitti che nascono dal mancato riconoscimento dell’altro. La dimensione cooperativa dell’educazione, che ci contraddistingue come Movimento, diventa allora fondamento per costruire la pace cominciando dal vicino per arrivare al lontano.