La via Appia porta
della Magna Grecia

Una rete fitta di vie consolari in Italia e in tutto l’Impero. Era questo lo strumento della supremazia di Roma. Prima la Repubblica e poi l’Impero Romano curarono con grande attenzione la costruzione delle opere pubbliche. Le strade, gli acquedotti, i ponti, le terme, i templi, gli anfiteatri, i circhi per le corse delle bighe, i teatri, le palestre, le biblioteche furono alla base della potenza e dell’egemonia dell’Urbe. Maria Luisa Berti racconta come, quando e perché furono costruite le vie consolari. Il 29 ottobre abbiamo pubblicato il primo articolo, il 31  il secondo, oggi 3 novembre segue il terzo.

 

Mura Aureliane, Porta San Sebastiano

Porta San Sebastiano

Le attuali vie consolari in Italia partono dalle mura aureliane, costruite dall’imperatore Aureliano nel 271 d.C. per difendere Roma dalle invasioni barbariche.

La più antica via consolare è la Via Appia, costruita nel 312 a.C. dal console Appio Claudio Cieco per favorire l’espansione romana verso la Grecia. Attualmente inizia da Porta San Sebastiano e si dirige verso Taranto. (SS n.7). Dalla via Appia a Capua partiva la Via Popilia, o Via Annia, o Via Capua che raggiungeva la Civitas foederata Regium, cioè Reggio Calabria. Pare che il console Publio Popilio Lenate avesse iniziato a costruire la strada nel 132 a.C.

La Via Aurelia (SS n.1) parte ora da Porta San Pancrazio e fu costruita nel 241 a.C. dal censore Gaio Aurelio Cotta, oppure dal console suo figlio nel 200 a.C. Inizialmente arrivava a Cere. Costeggia il Mar Tirreno e la Liguria fino al confine con la Francia per poi arrivare ad Arles.

La Via Cassia (SS n.2 solo nel tratto Roma-Bolsena) attraversa la Toscana fino a Firenze. Probabilmente la strada fu costruita dopo la conquista dell’Etruria, seguendo vari tracciati preesistenti, proprio per controllare il territorio conquistato. Prende il nome dalla gens Cassia, forse da Gaio Cassio Longino, il console che nel 171 a.C. diede una sistemazione definitiva alla strada.

La via Flaminia all’altezza di Saxa Rubra

La Via Flaminia (SS n.3) parte da Porta del Popolo, attraversa l’Appennino verso l’Adriatico e termina a Rimini. Costruita nel 220 a.C. dal censore Gaio Flaminio Nepote su tracciati preesistenti, fu restaurata e ampliata dall’imperatore Augusto. Era la via di collegamento con il nord. Da Rimini infatti partiva la Via Emilia (SS n.9) fino a Piacenza e da qui si poteva arrivare a Milano, da dove si irradiavano le vie consolari verso i territori europei conquistati. La via Emilia fu costruita dal console Marco Emilio Lepido tra il 189/187 a.C. dopo la conquista di Bononia (Bologna) e la cacciata dei Galli Boi. Questi però minacciavano Piacenza così la strada militare fu portata fino a quella colonia. Da Piacenza partiva anche la Via Postumia che ad est portava ad Aquileia e ad ovest a Genova. Di questa via, costruita nel 148 a.C. dal console Postumio Albino, rimangono pochi tratti percorribili.

La Via Salaria (SS n.4) arrivava a Porto d’Ascoli (San Benedetto del Tronto) sul Mare Adriatico e seguiva il tracciato degli antichi Sabini, usato per il trasporto del sale. Fu per opera del console Manlio Curio Dentato che la strada fu migliorata e in parte ricostruita nel 290 a.C. dopo aver conquistato la Sabinia. Fu demolita nel 1921 per questioni di viabilità. Considerato che il sale era necessario alla conservazione del cibo, i Romani si rifornivano di questo prodotto anche dal Mar Tirreno tramite la via Campana, poi via Portuense, e la via Ostiense.

Resti dell’anfiteatro romano di Sutri accanto alla via Cassia

Nella Via Salaria a Monterotondo confluisce la Via Nomentana che aveva origine da Porta Collina, sulle prime mura di Roma, costruite da Tarquinio Prisco (VI sec. a.C.) e ampliate da Servio Tullio, e che arrivava a Nomentum (Mentana). Oggi ha origine da Porta Pia, attraversa la città e, alla rotonda Nostra Signora di Fatima, porta a Guidonia, Mentana, Monterotondo.

La Via Tiburtina Valeria (SS n.5) inizialmente portava a Tibur, Tivoli, dopo aver attraversato il fiume Aniene sui ponti Mammolo e Lucano. Fu poi prolungata fino ad Aternum (Pescara) attraverso l’Abruzzo. Era un’antica via di transumanza nel territorio degli Equi, che fu ricostruita dal console Marco Valerio Massimo Potito nel 286 a.C.
L’attuale Via Casilina (SS n.6) inizia da Porta Maggiore e arriva a Caserta. Fu ricostruita in epoca medioevale sul tracciato di due strade romane, la via Labicana e la Via Latina, e finiva a Labicum, dove le due vie si univano e portavano a Capua (Casilinum).

Da Porta Maggiore esce anche la Via Prenestina che oggi arriva a Torre Cajetani, cioè a Palestrina Sud. L’antico tracciato partiva dalla Porta Esquilina e la via si chiamava Gabina da Gabii, antica città del Latium vetus, posta al XII miglio della via Prenestina.

Queste sono solo alcune delle antiche vie consolari, che hanno resistito all’usura del tempo, testimoniando la genialità degli antichi romani e la loro potenza. Secondo Plinio il Vecchio «I Romani posero ogni cura in tre cose soprattutto, che furono dai Greci neglette, cioè nell’aprire le strade, nel costruire acquedotti e nel disporre nel sottosuolo le cloache».

Terzo articolo – Fine