Da molte settimane gli abitanti dell’area flegrea a Nord di Napoli vivono uno stato di ansia crescente. Il fenomeno del bradisismo -la terra che si alza- con scosse ripetute, sta mettendo in pericolo uomini e cose.
Nulla di nuovo, si dirà, perché da venti anni Pozzuoli e i comuni limitrofi hanno lo stato di allerta gialla. La vicenda, in verità, inizia molto prima. Nella classificazione del rischio sismico, allerta gialla, comunque, vuol dire “attenzione”.
Da settimane, dunque, la situazione si è aggravata, per cui dal ministro della Protezione civile Nello Musumeci in giù, tutti parlano di un prossimo passaggio allo stato di allerta arancione. Per ora non c’è allarme a stretto giro, ma solo raccomandazioni e vigilanza in aumento. La gente sente tutto sul proprio corpo ed ovunque si parla, le parole sono di prostrazione e paura.
Il bradisismo è a tutti gli effetti un fenomeno vulcanico. Nonostante la cautela a non collegarlo all’attività del Vesuvio la gente pensa che il Gran Vulcano non sia del tutto estraneo alle scosse della zona flegrea.
Nella storia napoletana ci sono esempi di queste relazioni sismiche su cui i vulcanologi indagano da decenni. Il Vesuvio dorme e non ha nulla a che vedere con il bradisismo, si dice per strada, ma serve solo a offuscare pensieri più angoscianti.
«Il fenomeno bradisismico è in costante evoluzione» ha detto la Protezione civile e questa comunicazione basterebbe da sola ad immaginare che il governo sia super attivo per scongiurare ogni dramma. Invece il 12 ottobre ha stanziato con un decreto 52,2 milioni di euro e stabilito un piano di comunicazione, cose di contorno e nulla più.
La situazione richiede molte più risorse e determinazione per rendere realistiche le affermazioni della Protezione civile. La Commissione Grandi Rischi ha scritto che c’è il «coinvolgimento di magma nell’attuale processo di sollevamento del suolo». In parole povere, 600 mila persone sono in una condizione di rischio reale.
Il dito è puntato contro governi di ogni colore politico che in 40 anni non sono stati capaci di pianificare una fuoriuscita dall’emergenza. C’è stato il passaggio di una generazione.
Il governo di Giorgia Meloni sta lavorando ad un piano di evacuazione che, se tutto va bene, sarà pronto a metà gennaio. Altri denari per ora non sono stati previsti e con tutte le nenie sul bilancio dello Stato non si scorge granché.
Che dire? Che madre terra sia indulgente.