Poteva anche fallire. Invece Elly Schlein è riuscita nella scommessa di riportare il Pd in piazza. Sabato 11 novembre ha portato molte persone a manifestare a piazza del Popolo a Roma contro “la destra”, contro il governo Meloni. Gli organizzatori hanno dichiarato la partecipazione di 50.000 manifestanti.
Non sono numeri enormi, ma sono rilevanti per un Pd con “la febbre alta”. La stessa Schlein non ha nascosto la gioia e un po’ la piacevole sorpresa parlando a piazza del Popolo: «Non ci potevamo nemmeno aspettare una partecipazione così grande». Per un partito all’opposizione è naturale galvanizzare i militanti con una protesta in piazza, ma il Partito democratico non è in ottima salute. Anzi, continua ad avere una pericolosa “febbre”. Nonostante le difficoltà dell’esecutivo di destra-centro non riesce a guadagnare consensi. Secondo un sondaggio della Ipsos pubblicato dal Corriere della Sera il governo perde terreno, Fratelli d’Italia (il partito della Meloni, il più forte della maggioranza) scende al 28,5% dei voti ma il Pd non riesce ad approfittarne e cala addirittura al 18%.
La segretaria democratica batte sui diritti sociali e civili: chiede il salario minimo, il potenziamento della sanità pubblica, una legge che dia la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia. Attacca la riforma costituzionale dell’elezione popolare del premier perché Meloni «non vuole governare ma comandare» e smantellare la Repubblica parlamentare.
Tuttavia la Schlein non riesce ad incidere. Manca un progetto culturale e politico per cambiare la società in nome dell’uguaglianza e della libertà. In più deve fare i conti con un centro-sinistra nettamente minoritario e con i cinquestelle di Giuseppe Conte, un alleato pericoloso con l’obiettivo di “sorpassare” il Pd.
Non solo. Metà partito “rema contro” la giovane segretaria eletta per un soffio battendo il potente Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia-Romagna. Non a caso per mesi il “fuoco amico” l’ha presa di mira dall’interno del partito. Le accuse dell’ala moderata sono di aver spostato il Pd troppo a sinistra, di essere troppo vicina alla Cgil di Landini, di essere subalterna del M5S di Conte. Anche gran parte della stampa di sinistra è critica: l’ha accusata di parlare un linguaggio difficile, di non riuscire a farsi capire dalla base.
Con il Pd in piazza del Popolo Bonaccini e tutto il gruppo dirigente si è ricompattato, ha partecipato alla manifestazione, mettendo da parte accuse e dissensi. Almeno per ora. Il Pd deve ottenere almeno il 20% dei voti nelle elezioni europee del prossimo giugno. Enrico Letta scese al 19% dei voti nelle elezioni politiche del 2022 e fu bruscamente messo alla porta per il pessimo risultato.
Schlein cerca il voto dei disillusi di sinistra che votano per i grillini o si sono rifugiati nell’astensione. Cerca di comporre una coalizione di centro-sinistra ampia, competitiva per sconfiggere “le destre” e il nazionalismo. L’ha detto anche in piazza del Popolo: «Questa piazza dimostra che l’alternativa c’è, siamo noi che ci apriamo agli altri». La scommessa è difficile. La prova del nove ci sarà con il voto europeo. Sarà decisivo per la sorte dello stesso Pd e della Schlein.