A La Quadreria di Palazzo Rossi Poggi Marsili, in Via Marsala 7 a Bologna, si può visitare la mostra Humanitas di Davide Peretti Poggi, dal 19 ottobre al 30 novembre. La mostra è stata curata da Daniela Campogrande Scognamillo, organizzatrice di mostre, sfilate ed eventi vari.
Le opere esposte sono sculture di un noto artista e professore dell’Università Primo Levi di Bologna: Davide Peretti Poggi, figlio del famoso artista Wolfango. Davide è nato nel 1967 a Bologna dove ha frequentato il liceo classico. Si è poi diplomato a Firenze in restauro di tavole e tele e per una quindicina d’anni è stato restauratore per poi dedicarsi alla pittura e alla scultura. Ha insegnato disegno alle Collezioni Comunali d’Arte insieme al padre Wolfango, nel 1996/1997. Attualmente tiene corsi di disegno per adulti e bambini nel suo studio a San Lazzaro di Savena ed è docente di disegno e discipline pittoriche presso l’Università Primo Levi di Bologna.
Questa sua esposizione è dedicata al popolo romagnolo, duramente colpito dalla recente alluvione, una vera e propria catastrofe che le persone hanno affrontato con coraggio, perseveranza, solidarietà.
È un’umanità dolente quella che traspare dalle sculture dell’artista, sculture realizzate con brandelli di tele, ricomposti per rimetterle in piedi, o sedute o sdraiate. «È come se si ribellassero alla propria fragilità» spiega l’autore. Una fragilità ben evidente in questi corpi dove pare rimasta solo la pelle…
«Il mio lavoro -scrive Davide- è il tentativo di rappresentare una condizione esistenziale, cercando di basarmi sul contrasto di elementi contrapposti: finito e non finito, lacerato e riparato, vuoto e pieno, pesante e leggero; all’influenza delle statue di gesso di Pompei, solide e pesanti , che rappresentano l’apice del dramma, la Fine, contrappongo la leggerezza del tessuto sfibrato in queste forme che richiamano la Muta che fanno alcuni animali, come i serpenti, in rappresentanza di una trasformazione, un cambio di pelle, per una nuovo Inizio».
Nella prima sala sono esposte due sculture: davanti una figura ancora sdraiata a terra, che pare volersi rialzare, dietro una donna, seduta sulle ginocchia, con la tristezza sul volto. Rialzarsi è faticoso, richiede forza e coraggio ma occorre farlo per aiutare te, i tuoi cari, i tuoi vicini… per ripulire dalle macerie… per contare i morti e i feriti… per ricostruire… per ricominciare a vivere.
In altre sale o trovi un’unica scultura: una persona in piedi, sola e abbandonata, oppure una serie di piccole sculture, che ricordano i calchi delle persone sorprese dalla morte nell’Orto dei Fuggiaschi di Pompei, come constatò Wolfango, il padre dello scultore. Tra queste mi ha colpito un uomo seduto con le mani incrociate che pare osservare, disperato, lo scempio che ha davanti agli occhi.
«L’arte si fonde con la forza della natura e la resilienza umana» sta scritto nel retro del cartoncino che pubblicizza la mostra. L’uomo che si rialza dopo l’orrore di un’alluvione, di un terremoto o di un bombardamento, vince il dolore e la disperazione, si risolleva a fatica, con grande coraggio, nonostante la sua fragilità.
È la vita che sconfigge le avversità e la morte che ci circonda. Questo è il messaggio che mi ha trasmesso Davide Peretti Poggi con le sue sculture in mostra fino al 30 novembre, presso La Quadreria Via Marsala 7, a Bologna.
In un post su Fb, Franco Lambertini scrive parole che condivido pienamente. «Davide propone opere che sottendono a un profondo lavoro introspettivo, riempiendo lo spazio con ipotesi di un vissuto indefinito pur nettamente presente, lasciando il visitatore alle prese con un insistente dialogo interiore. Le forme qui esposte viaggiano sospese nell’impalpabile equilibrio tra la presenza e l’assenza di chi rappresentano. Contro l’appiattimento quotidiano e culturale Davide Peretti Poggi ci offre una dimensione in più per riemergere … e non solo una».